Trieste, coperte sequestrate ai migranti al Porto Vecchio: scatta la protesta delle associazioni

Trieste – A poco più di due settimane dalla conferenza stampa del 5 agosto in cui era stata denunciata la mancata accoglienza dei richiedenti asilo in città, le organizzazioni impegnate nell’assistenza – tra cui ICS, Linea d’Ombra, Diaconia Valdese, No Name Kitchen, ResQ, IRC e Fondazione Luchetta – segnalano un ulteriore peggioramento del quadro. Secondo i dati aggiornati diffusi dalle realtà solidali, oltre cento persone sono oggi costrette a dormire all’aperto a Trieste, senza accesso a un’accoglienza adeguata.

In una nota congiunta, le associazioni denunciano che «nelle ultime settimane sono infatti iniziati degli allontanamenti forzati nell’androne a lato dell’ingresso del Porto Vecchio, dove circa un centinaio di persone, in mancanza di un’adeguata accoglienza, cercano un riparo notturno». Gli interventi, spiegano, hanno comportato anche «il sequestro di beni essenziali – coperte, sacchi a pelo, scarpe – affidato alla ditta Italspurghi. Una pratica vessatoria e inaccettabile in uno Stato di diritto, che le organizzazioni firmatarie condannano con forza».

Per contrastare questa “deriva repressiva” le realtà solidali hanno avviato presidi quotidiani dalle 7 del mattino nell’androne del Porto Vecchio. «Segnaliamo inoltre che il giorno in cui è stato eseguito il sequestro – aggiungono – sono arrivate in dono, da diverse città, molte coperte: segno che, dinanzi alla violenza istituzionale, c’è ancora una comunità solidale presente».

Il numero dei richiedenti asilo abbandonati in strada, in attesa di accoglienza, riguarda oggi «almeno 113 persone, nonostante le segnalazioni inviate periodicamente alla Prefettura da quando la situazione si è aggravata». Di queste, circa la metà aspetta da tre settimane, con diversi casi di vulnerabilità medica non assistita. Solo quattro nuclei familiari, due dei quali con minori, sono stati accolti dopo il trasferimento di ieri.

Le organizzazioni puntano l’attenzione anche sui ritardi nell’accesso alla procedura di asilo. «Fra le persone in attesa da diversi giorni – si legge nel comunicato – ci sono anche soggetti con profili particolarmente vulnerabili come famiglie con minori, donne sole, e persone con certificate fragilità mediche. Diverse di loro inoltre vengono ripetutamente respinte con modalità poco trasparenti».

Sul fronte dei trasferimenti in altre città, le associazioni rilevano che nel mese di agosto ne è stato organizzato uno a settimana, ognuno da 60 persone, «un numero del tutto inadeguato in un periodo tradizionalmente segnato da maggiori arrivi». Ricordano inoltre che «il diritto dell’Unione Europea sull’asilo non prevede alcuna eccezione all’obbligo di fornire accoglienza ai richiedenti asilo» e che le istituzioni competenti devono predisporre immediatamente soluzioni alternative, anche in collaborazione con gli enti locali, nel rispetto degli obblighi di legge e della recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Ue (causa C-97/24 del 1 agosto 2025).

Alla luce di questo scenario, le associazioni chiedono con urgenza «la sospensione immediata degli allontanamenti forzati e delle pratiche di sequestro dei beni personali» e «l’accesso immediato all’accoglienza per tutte le persone richiedenti asilo, l’aumento dei trasferimenti in misura adeguata agli arrivi e l’attivazione di una struttura ad alta rotazione per le persone abbandonate in strada».

Accanto alle richieste rivolte alle istituzioni, c’è anche un appello diretto alla cittadinanza: «sostenere i presidi di solidarietà, ogni mattina dalle ore 7 nell’androne a lato dell’ingresso del Porto Vecchio; contribuire alla raccolta fondi e beni organizzata dalla Fondazione Luchetta e continuare a supportare Linea d’ombra nella costante attività pratica di cura rivolta verso le persone migranti».

Per ulteriori informazioni in merito si rimanda alle pagine social delle due realtà:

https://www.facebook.com/fondazioneluchetta

https://www.facebook.com/lineadombraODV

(Foto d’archivio dalla pagina FB di Linea D’Ombra ODV)

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