Via libera alla morte assistita per la donna triestina affetta da sclerosi multipla. Reazioni dei cattolici

Trieste – La persona di Trieste affetta da sclerosi multipla dal 2010 (per rispetto della privacy nota come “Anna”), il 4 novembre 2022 aveva fatto richiesta di accedere alla verifica delle sue condizioni per la morte assistita ai sensi della sentenza 242/2019 della Consulta. Nei giorni scorsi l’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina (ASUGI) ha dato via libera al procedimento.

Ricordiamo che lo scorso 4 luglio, dopo la pronuncia del Tribunale di Trieste, l’ASUGI era stata condanna ad adempiere entro 30 giorni alle verifiche delle condizioni di “Anna”.

Lo scorso agosto è stata redatta la relazione della Commissione medica multidisciplinare  per l’accertamento delle condizioni di “Anna” e il 26 settembre è arrivato il parere positivo del Nucleo Etico per la Pratica Clinica per Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina – ASUGI.

Il parere, preso atto delle considerazioni tecniche formulate dalla Commissione medica multidisciplinare relative alla sussistenza dei requisiti per l’accesso al suicidio medicalmente assistito e delle individuate modalità di esecuzione in relazione alla scelta del farmaco, del dosaggio e delle modalità di somministrazione, ha ritenuto che il percorso metodologico adottato sia stato condotto nel rispetto della tutela dei diritti, della dignità e dei valori della persona e che la condizione di vulnerabilità della signora Anna sia stata ampiamente supportata dagli organi tecnici competenti.

“Anna” dopo aver appreso del parere positivo, ha dichiarato: “Sono contenta che la mia scelta potrà essere rispettata in Italia, con i miei cari vicini, è la conclusione di un percorso. Posso ora decidere serenamente sui prossimi passi”.

Le reazioni del mondo cattolico

In questi ultimi giorni non sono mancate le reazioni del mondo cattolico. e che hanno bisogno della stessa assistenza” di Anna: disabili e anziani non più autosufficienti”.

“Per le persone che soffrono – scrive il vescovo di Trieste mons. Enrico Trevisi in un intervento pubblicato sul sito della diocesi – sempre manteniamo il massimo rispetto. Sempre dobbiamo cercare di accompagnarle e condividere con loro il difficile cammino. Sempre le affidiamo al Signore”.

“La nota del dott. Pesce [presidente della sezione triestina dell’associazione Scienza e Vita, ndr] aiuta però a comprendere quanto la questione del suicidio assistito sia politicizzata e ideologizzata rischiando di ridurre la vita umana a una questione individualistica da trattare con burocrazie e commissioni contraddittorie”.

L’associazione Scienza e Vita di Trieste, infatti, in un comunicato afferma che “la commissione istituita dall’Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina (Asugi) che ha dato parere favorevole al suicidio medicalmente assistito, propedeutico alla successiva decisione del Comitato etico, ha “stravolto completamente lo spirito di quanto stabilito” nella sentenza della Corte costituzionale (242/2019) in materia.

“La Corte Costituzionale – scrive ancora Paolo Pesce – ha depenalizzato la punibilità di chi ‘agevola l’esecuzione del proposito di suicidio’ nel caso di “trattamenti di sostegno vitale”, che sono “primariamente respirazione ed alimentazione artificiale”.

“La grande enfasi su questo caso – conclude Scienza e Vita – contribuisce a creare la mentalità eutanasica. Questa mentalità, secondo cui la vita è un bene disponibile, che può essere tolta quando non ci piace più, è pericolosa per il singolo, perché non aiuta le persone ad affrontare le difficoltà della vita, ed è pericolosa socialmente, come ci ha insegnato la storia. Infatti la mentalità eutanasica, che si fonda su un particolare modo di concepire la dignità della persona umana, porta inevitabilmente a legittimare la possibilità di sopprimere gli esseri umani che la società ritiene abbiano una qualità di vita inaccettabile. Si passa da una scelta eutanasica personale ad una eutanasia di Stato”.

“Il caso di “Anna” non rappresenta la stragrande maggioranza dei cittadini ammalati che, nella sofferenza, chiedono solamente di essere aiutati sul piano sanitario, sociale e, soprattutto, umano”.

 

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