Alla CGIL il dibattito tra i candidati alla presidenza Bolzonello, Cecotti e Morgera. Focus sul lavoro

Udine – Quarantasettemila occupati in meno in dieci anni tra gli under 35, con una percentuale sui residenti sceda dal 60 al 47%, i contratti a termine e i part-time forzati in aumento, almeno 3.000 lavoratori a rischio disoccupazione per la scadenza degli ammortizzatori di qui a un anno.

Queste le cifre salienti di un’emergenza lavoro che per la Cgil continua, nonostante i 7.000 posti recuperati nel 2017, e che deve rappresentare la priorità assoluta nei programmi delle coalizioni in corsa nelle elezioni regionali del prossimo 29 aprile.

A consegnare il messaggio il segretario regionale Villiam Pezzetta, nel corso di una tavola rotonda tenutasi nella sede della Camera del lavoro di Udine e che ha visto la partecipazione di 3 dei 4 candidati presidenti, Sergio Bolzonello del centrosinistra, Sergio Cecotti del patto per l’Autonomia e Alessandro Fraleoni Morgera del Movimento 5 Stelle.

Dopo aver espresso il suo rammarico per l’assenza, da tempo annunciata, del candidato del centrodestra Massimiliano Fedriga, “nella convinzione che solo il contraddittorio possa consentire un vero confronto sui programmi delle diverse coalizioni”, Pezzetta ha presentato un documento articolato in dieci punti, che punta sul potenziamento delle politiche attive per il lavoro e delle politiche industriali, con particolare attenzione alle infrastrutture e all’edilizia, al riordino del commercio attraverso un rafforzamento della piccola distribuzione, il blocco di nuovi megacentri e la regolamentazione delle aperture festive, sulla difesa del servizio sanitario pubblico e su un intervento di manutenzione delle riforme della sanità e delle autonomie locali, che per la Cgil “non vanno però cancellate, perché sarebbe sbagliato gettare il bambino con l’acqua sporca”.

Tra le richieste anche un protocollo sugli appalti, per escludere le gare al massimo ribasso e garantire la corretta applicazione dei contratti, l’approvazione di una nuova legge sulla formazione e una maggiore integrazione tra le università regionali, pur ribadendo il no della Cgil all’ipotesi di una fondazione di diritto privato costituita dagli atenei. 

Prioritaria, per la Cgil, anche l’approvazione di una legge regionale sulla non autosufficienza, proposta che ha incontrato il giudizio favorevole di tutti e tre i candidati.

Ecco, in sintesi, le dichiarazioni salienti dei candidati tema per tema.

Lavoro

Bolzonello
Avevamo perso più di 20.000 posti, rispetto alla fase più acuta della crisi ne abbiamo recuperati 10.000, di cui la metà nel turismo e nei servizi, ma esiste effettivamente un problema di qualità della nuova occupazione, caratterizzata in prevalenza da contatti a termine e bassi livelli retributivi. La riduzione di almeno 2 punti dell’Ires (dal 24 al 22%) e la detrazione strutturale dell’Irap, previste dal nostro programma, sono finalizzate proprio alla creazione di contratti a tempo indeterminato.

Morgera
Noi puntiamo a iniettare innovazione nel sistema produttivo della nostra regione, caratterizzato da piccole e microimprese, con incentivi mirati a chi investe in ricerca e non delocalizza. Sosterremo inoltre le imprese che assumono giovani che non trovano posto stabile nei centri di ricerca e che oggi non trovano posto nelle nostre imprese. Prioritario inoltre semplificare la burocrazia e puntare su turismo e cultura come settori trainanti.

Cecotti
Il crollo occupazionale colpisce soprattutto lavoro autonomo e giovani. Giovani che in Fvg scelgono l’estero con percentuali doppie rispetto alla media italiana. Quello che manca è la capacità di creare impresa: è un meccanismo che deve ripartire, invece abbiamo un sistema di incentivi creato per produrre poche imprese di grande eccellenza: pensiamo più a creare pochi vasi di fragole da laboratorio che campi di fragole. Dobbiamo creare più imprese, a costo di abbassare l’asticella tecnologica, e potenziare la formazione per non perdere capitale umano.

Politiche industriali

Cecotti
Rilancimpresa non è la peggiore legge della scorsa legislatura, ma è una legge di manutenzione, perché non prevede interventi in deroga alle procedure Ue . Quello che manca è un modello di sviluppo, che vent’anni fa c’era, anche se erano tempi più facili. Dovremmo copiare dai primi della classe: in questo caso l’Emilia Romagna, che ha già aperto il confronto con le categorie sulla programmazione dei fondi 2021-2027.

Bolzonello
Per quanto riguarda l’innovazione, con i nuovi incentivi previsti da Rilancimpresa abbiamo creato 1.100 posti di lavoro certificati, di cui il 70% a tempo indeterminato. Non è una semplice legge di manutenzione ordinaria, come sostiene Cecotti, perché in alcuni settori (turismo) abbiamo anche previsto interventi in deroga al de minimis.

Morgera
Conosco bene i bandi sull’innovazione, avendone vinti diversi, ma sono caratterizzati da una
procedura troppo burocratica e che prevede poche garanzie sulla stabilità dei posti di lavoro creati e contro le scelte di delocalizzazione da parte delle imprese. È qui che bisogna intervenire per modificarli.

Sostegno al reddito


Morgera
La Misura d’inclusione attiva della regione Fvg è uno strumento valido perché il centrosinistra l’ha mutuato dalla nostra proposta. Peccato che a condizionarne l’utilizzo siano i ritardi della procedura, che è stata affidata all’Inps, mentre noi puntiamo a portarla integralmente in house. Vanno inoltre potenziati i centri per l’impiego, perché non si tratti di una misura semplicemente assistenzialista ma sia uno strumento di sostegno alla dignità della persona, un accompagnamento a un percorso di ricollocamento che tenga conto anche delle reali esigenze del tessuto produttivo.

Bolzonello
Il Mia non è una misura assistenzalista, che funziona e che sta dando delle risposte. Non credo che per risolvere il problema dei ritardi, legati anche al gran numero di domande, sia sufficiente riportare la misura all’interno dell’amministrazione regionale, piuttosto è necessaria una piattaforma maggiormente digitalizzata.

Cecotti
Anche a fronte di risorse scarse come quelle dell’attuale bilancio, il Mia è senz’altro una priorità, ma non può essere un alibi rispetto all’esigenza di creare reddito attraverso lo sviluppo. Condivido l’esigenza di una nuova piattaforma, ma su tutte le forme di erogazione che coinvolgono l’amministrazione regionale.


Immigrazione

Cecotti
L’immigrazione, per l’impatto che ha, è un tema ineludibile e centrale: è curioso che il centrosinistra, nella distribuzione degli assessorati, abbia scelto di farne un’appendice alla programmazione teatrale. Dobbiamo copiare la Germania, che ha fatto programmazione e con la Merkel ha gestito un flusso di 1,2 milioni di arrivi in sei mesi. Vero che la Regione non ha competenza diretta, ma la programmazione è sicuramente mancata.


Bolzonello
L’immigrazione è stata inserita tra le deleghe della cultura perché è una sfida innanzitutto culturale e non volevamo creare ministeri della paura. Abbiamo pensato a trovare soluzioni, non a sollevare problemi come fa il centrodestra, dimenticando che la madre di tutti i problemi è la legge Bossi Fini. Il vero tema è quello delle regole e delle strategie, comprese quelle sulla formazione, prioritaria per consentire agli immigrati per restituire, sotto forma di lavoro, parte di quello che ricevono. Centrodestra semina paure ma la madre i tutti i problemi è la Bossi Fini.


Morgera
Chi dice che sull’immigrazione abbiamo una posizione attendista non ha letto il nostro programma, che tra l’altro siamo stati i primi a presentare. La nostra posizione è chiara: fermo restando che la legalità è il faro, si deve partire da una quota uguale per tutte le regioni (2,5 immigrati ogni mille abitanti), che deve essere rispettata anche dai Comuni: inoltre diciamo sì al modello Sprar, più sostenibile e trasparente nei costi, no a un sistema basato su Cara e Cas. Chiederemo inoltre che il Presidente della Regione diventi commissario straordinario all’immigrazione.

Welfare e riforme territoriali


Cecotti
Le Uti sono un prodotto del renzismo, di un modello centralista senza enti intermedi. Detto questo, credo sia anacronistico un ritorno alle Province, non a caso 19 sindaci su 20 aderenti al patto per le autonomie hanno scelto di entrare nelle Uti, pur non condividendole.
Non condivido neppure la riforma della sanità, che tra l’altro non ha un’impostazione di centrosinistra e non è fatta per rafforzare il territorio: credo che il modello migliore a livello teorico sia quello con un’azienda territoriale unica e tre aziende ospedaliere, il più adatto alla realtà di questa regione quello con tre aziende di area vasta con gli ospedali all’interno.
Quello che dobbiamo evitare di fare è di alimentare le contrapposizioni tra i territori, come è stato fatto sulle camere di commercio.


Morgera
Sulle Uti l’errore è stato quello di basare la riforma su un meccanismo di obblighi e sanzioni. Questo è il primo punto su cui bisognerà intervenire. Siamo molto critici anche sulla riforma sanitaria, che non ha inciso sui veri problemi, a partire dalla lunghezza delle liste di attesa, che spinge troppi cittadini verso il privato. Non si possono chiudere gli ospedali prima di rafforzare il territorio, bisogna invece tutelare i più deboli, anche innalzando le soglie Isee per l’esenzione dai ticket.

Bolzonello
Durante la nostra legislatura il peso dei privati in sanità è sceso dal 4,5 al 4%, al di sotto delle soglie di tolleranza. Il problema è di bilancio, visto che la sanità pesa per 2,7 miliardi su 4 complessivi di spesa regionale. Detto questo, sono d’accordo sull’idea di un modello basato su 3 aree vaste e 3 hub ospedalieri, mentre i piccoli ospedali vanno riconvertiti come presidio sul post – acuto. Chi parla di riaprirli deve spiegare come garantisce l’equilibrio finanziario del sistema.
Quanto alle Uti, credo che andassero create sulla base di criteri socioeconomici prima che sociosanitari. È una riforma da rivedere ma che andava fatta, anche se adesso è una partita ferma, perché il campo è allagato. Un ritorno alle Province? La loro eliminazione era stata approvata con 37 voti favorevoli e nessuno contrario.

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