Borse della spesa e buoni pasto per chi non ha più entrate: i Comuni in prima linea

Roma – Dopo una trattativa fra Governo e Comuni ha preso forma l’ordinanza per la “solidarietà alimentare” verso migliaia di italiani che a causa dell’emergenza coronavirus non riescono più a fare la spesa perché non hanno entrate monetarie.

L’obiettivo è quello di fare in modo che nessuno rimanga escluso e che la ripartizione dei fondi rispetti le esigenze dei territori.

“Non vogliamo lasciare nessuno da solo e abbandonato a se stesso, siamo tutti nella stessa barca” aveva detto il premier Giuseppe Conte annunciando sabato 28 marzo la misura, che dovrebbe essere in vigore già da lunedì 30.

L’Associazione Nazionale Comuni Italiani sostiene tuttavia che servirebbe almeno un miliardo, perché i 400 milioni previsti dall’ordinanza basterebbero forse solo fino al 15 aprile.

Al Friuli Venezia Giulia arriveranno circa 6 milioni. Contrastanti le reazioni di Dorino Favot, presidente di ANCI FVG e di Franco Lenarduzzi, coordinatore ANCI dei piccoli comuni.

“Sono decisamente perplesso sul provvedimento a favore dei Comuni annunciato ieri sera da Giuseppe Conte – commenta Dorino Favot, presidente di Anci Fvg e sindaco di Prata di Pordenone -. Per i 400 milioni, va detto che parliamo di una cifra irrisoria: al sistema Fvg  arriveranno solo 7 milioni di euro, che a conti fatti porteranno un aiuto di appena 6 euro a persona. Una cifra troppo bassa se si parla di dover fare la spesa, soprattutto nel caso in cui ci siano persone bisognose d’aiuto”.

Il coordinatore ANCI dei piccoli comuni Franco Lenarduzzi, sindaco di Ruda (Ud), sostiene invece che “I sei milioni di euro destinati al FVG da parte del Governo per i cittadini in difficoltà non andranno divisi per il totale della popolazione ma verranno destinati a quella parte, ristretta per fortuna, della popolazione che ha reali e concrete difficoltà di sostentamento”.

“Con questi soldi – afferma Lenarduzzi – sarà possibile dare borse della spesa con alimentari a migliaia di famiglie, un aiuto concreto non spiccioli, attivare sconti nei supermercati o destinarli al banco alimentare”.

“I fondi stanziati ieri dallo Stato sono soldi extra da destinare come aiuto urgente per l’acquisto di generi alimentari e per chi è in estrema difficoltà. Questi si aggiungeranno ai servizi similari già erogati dai comuni, potendo quindi ampliare la platea di beneficiari e intensificare l’efficacia sui soggetti più colpiti da questa crisi, sanitaria ma anche economica e sociale”, conclude Lenarduzzi.

“C’è un contributo che viene dato ai Comuni e la possibilità di aggiungere donazioni per la solidarietà – ha spiegato il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli in conferenza stampa – Si tratta di buoni spesa per derrate alimentari e la gestione sarà a cura dei servizi sociali”.

I 400 milioni potranno essere utilizzati dai Comuni in due modi: o attraverso dei buoni spesa per l’acquisto di generi alimentari presso una serie di esercizi commerciali contenuti in un elenco pubblicato da ogni amministrazione, oppure per comprare generi alimentari da distribuire direttamente ai cittadini rimasti senza redditi.

Sul valore dei buoni spesa è ancora in corso tra i tecnici dell’ANCI la definizione dei criteri che dovranno poi definire sia l’importo sia la quantità assegnabile ad ogni nucleo familiare.

A distribuire i pacchi spesa, ha detto Borrelli, saranno i volontari appartenenti al terzo settore. Ai beni distribuiti dallo Stato si aggiungeranno poi le eventuali donazioni dei privati.

Ad individuare i beneficiari saranno invece i servizi sociali di ogni singolo Comune, che dovranno selezionare tra “i nuclei familiari più esposti agli effetti economici” e tra quelli “in stato di bisogno”, per soddisfare “le necessità più urgenti”.

L’ordinanza prevede che prioritariamente debbano essere aiutate quelle famiglie che non percepiscono già “un sostegno pubblico”: dunque prima chi non riceve già il reddito di cittadinanza o altri aiuti come il reddito d’inclusione.

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