Cala l’inflazione a febbraio ma vola il carrello della spesa. Lo zucchero aumenta del 55%

Trieste – L’Istat (Istituto centrale di statistica) ha comunicato i dati sull’inflazione, che a febbraio scende in media al 9,1%.

In Friuli Venezia Giulia a febbraio 2023 la stima definitiva dell’indice generale dei prezzi al consumo nella città di Trieste ha registrato un aumento dello 0,2% rispetto a gennaio e dell’8,1% rispetto a febbraio 2022. A Udine gli stessi valori registrano rispettivamente +0,3% e +8,8%
Lo rendono noto i due Uffici statistica comunali.

Gli aumenti nei singoli comparti

A Trieste sono aumentate le voci Comunicazioni (+2%), Trasporti (+1,7%), Prodotti alimentari e bevande analcoliche (+1,6%), Bevande alcoliche e tabacchi (+1,4%). In calo le voci Abitazione, acqua, energia elettrica, gas e altri combustibili (-5%) e Servizi ricettivi e di ristorazione (-0,3%). A livello tendenziale, l’indice dei prezzi delle bollette è aumentato del 19,6%. In un anno sono saliti anche, tra gli altri, i prezzi di Prodotti alimentari e bevande analcoliche (+11,9%), Mobili, articoli e servizi per la casa (+9,5%), Servizi ricettivi e di ristorazione (+7,3%) e Trasporti (+6,9%). In calo solo la voce Istruzione (-0,1%).

A Udine, da gennaio a febbraio sono cresciute le voci Comunicazioni (+2%), Prodotti alimentari e bevande analcoliche (+1,7%), Bevande alcoliche e tabacchi (+1,2%) e Trasporti (+1,2%). In calo solo la voce Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (-5,3%); stabili invece i prezzi legati all’Istruzione. A livello tendenziale l’aumento maggiore si osserva alle voci Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+20,7%), Prodotti alimentari e bevande analcoliche (+13,1%), Mobili, articoli e servizi per la casa (8,9%), Servizi ricettivi e di ristorazione (+8,8%). Rincarano anche Trasporti (6,1%) e Abbigliamento e calzature (5,8%). Nessuna voce registra un calo.

Allarme Coldiretti sugli aumenti del carrello della spesa

In controtendenza all’andamento generale accelerano i prezzi dei beni alimentari, che aumentano in media del 12,9% con punte massime del 55% per lo zucchero di cui l’Italia è fortemente deficitaria e del 44% per l’olio di semi, soprattutto quello di girasole, che risente della guerra in Ucraina che è uno dei principali produttori.

Ad aumentare – sottolinea la Coldiretti – sono sia i prezzi degli alimentari non lavorati (+8,7%) che soprattutto quelli lavorati (+15,5%) che risentono del balzo dei costi di produzione legati alla trasformazione e dal confezionamento.

Le difficoltà si estendono infatti dalle tavole dei consumatori alle imprese per le quali si sono registrati nell’anno di guerra aumenti dei costi dal vetro alle etichette, dal cartone ai barattoli di banda stagnata, dai mangimi al gasolio, secondo l’analisi Coldiretti.

I consumatori tirano la cinghia, i discount festeggiano

Per difendersi dagli aumenti 8 italiani su 10 (81%) hanno preso l’abitudine di fare una lista ponderata degli acquisti da effettuare per mettere sotto controllo le spese d’impulso, secondo l’analisi Coldiretti/Censis che evidenzia come siano cambiati anche i luoghi della spesa con il 72% degli italiani che si reca e fa acquisti nei discount, mentre l’83% punta su prodotti in offerta, in promozione.

Le famiglie infatti – sottolinea la Coldiretti – vanno a caccia dei prezzi più bassi anche facendo lo slalom nel punto vendita, cambiando negozio, supermercato o discount alla ricerca di promozioni per i diversi prodotti.

Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini

“La pandemia prima e la guerra poi hanno dimostrato che la globalizzazione spinta ha fallito e servono rimedi immediati e un rilancio degli strumenti europei e nazionali che assicurino la sovranità alimentare, riducano la dipendenza dall’estero e garantiscono un giusto prezzo degli alimenti per produttori e consumatori” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare l’esigenza di “raddoppiare da 5 a 10 miliardi le risorse destinate all’agroalimentare nel Piano nazionale di ripresa e resilienza spostando fondi da altri comparti per evitare di perdere i finanziamenti dell’Europa”.
“Nell’ambito del Pnrr abbiamo presentato tra l’altro – precisa Prandini – progetti di filiera per investimenti dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura con più di 50 proposte e migliaia di agricoltori, allevatori, imprese di trasformazione, università e centri di ricerca coinvolti. Un impegno che – conclude Prandini – ha l’obiettivo di combattere la speculazione sui prezzi con una più equa distribuzione del valore lungo la filiera per tutelare i consumatori ed il reddito degli agricoltori dalle pratiche sleali”.

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