Cassa integrazione alla Flex di Trieste: Regione e azienda si confrontano al Mise

Roma – Cassa integrazione alla Flex di Trieste: si è svolta il 13 aprile la riunione del tavolo convocato in videoconferenza dal Ministero dello Sviluppo economico (Mise), a cui hanno partecipato l’assessore regionale alle Attività produttive Sergio Emidio Bini, l’assessore regionale al lavoro Alessia Rosolen, rappresentanti della dirigenza della Flex e funzionari del Ministero.

All’ordine del giorno la cassa integrazione per il 30 per cento delle maestranze della Flex, azienda che produce apparati per la trasmissione di dati ad alta velocità con un organico di circa 460 addetti diretti più 85 lavoratori somministrati.

Dopo aver ringraziato il Mise per la pronta disponibilità al confronto, Bini ha ricordato come la Regione si sia assunta le proprie responsabilità, offrendo la massima disponibilità nel mettere in campo tutti gli strumenti per sostenere l’occupazione e l’attività produttiva.

Una multinazionale economicamente in salute e proiettata alla crescita – ha affermato l’assessore – deve assumersi la responsabilità di intervenire a fronte di un momento di difficoltà di un suo sito produttivo, in special modo se si tratta di uno stabilimento definito dalla stessa azienda come strategico. Se alcuni rami d’azienda della Flex attraversano un momento di difficoltà i mancati ricavi non devono ricadere sulle spalle dei lavoratori.

Da parte sua l’assessore Rosolen, intervenendo nel corso dell’incontro, ha rinnovato la disponibilità da parte dell’Amministrazione a mettere in campo tutti gli strumenti di politica del lavoro che accompagnino un percorso condiviso fra azienda e organizzazioni sindacali, che parta dalla riaffermata centralità del sito Giuliano.

Infine, la dirigenza della Flex, dopo aver evidenziato le criticità, quali la mancanza di materie prime, la crisi in Ucraina dovuta al conflitto (con la chiusura di uno stabilimento) e l’emergenza Covid a Shanghai, ha ribadito la primaria strategicità dello stabilimento triestino in un’ottica di buone prospettive per il lungo periodo.

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