Ferriera di Servola, le preoccupazioni di Confindustria e della senatrice Serracchiani

Trieste – Sergio Razeto, presidente di Confindustria Venezia Giulia, è intervenuto in merito alla situazione della Ferriera di Servola con un comunicato inviato il 5 settembre alle redazioni.

Il testo del comunicato di Confindustria

“In merito alla lettera del Cav. Arvedi apparsa oggi sul quotidiano Il Piccolo e sulle pagine social del gruppo Arvedi – scrive Razeto – l’Associazione vuole fare una doverosa premessa per ricordare e omaggiare l’impegno assunto e rispettato da parte dell’imprenditore e del suo staff”.

“Dopo anni travagliati per la Ferriera di Servola, 4 anni fa, davanti alle parti sociali, proprio nella nostra sede di Trieste, il cav. Arvedi aveva affermato di voler sanare un sito inquinato e riportare la fabbrica entro un perimetro di sostenibilità ambientale per garantire la sicurezza dei lavoratori e della popolazione. In questi anni i parametri AIA sono stati rispettati e oggi il risultato degli sforzi per portare a termine quella che era una vera e propria sfida, è stato riconosciuto anche dalle Istituzioni”.

“Oltre a questi onerosi adeguamenti, la Ferriera di Servola ha visto importanti investimenti per implementare la presenza industriale con lo sviluppo dell’area a freddo e dell’area logistica, che hanno portato a un incremento dell’occupazione diretta generata dallo stabilimento”.

Prosegue il presidente di Confindustria VG: “A nome di chi rappresenta il sistema industriale del territorio vogliamo quindi esprimere la nostra gratitudine per quanto fatto”.

“Di fronte all’evoluzione degli ultimi giorni, esprimiamo viva preoccupazione per il futuro di un complesso industriale per cui in questo nuovo scenario non riusciamo a intravedere reali e concreti progetti di riconversione e per la dismissione di uno stabilimento che contribuiva alla, per noi già troppo esigua, incidenza del settore manifatturiero sul territorio che solo se più equilibrata rispetto agli altri può garantire la tenuta occupazionale complessiva. Non va dimenticato, infatti, che la Ferriera coinvolge una serie di imprese per il suo indotto e che ne ha coinvolte ulteriori per il suo percorso di adeguamento degli ultimi anni. La ventilata chiusura dello stabilimento ci rimanda a un passato di incertezza che auspicavamo di avere alle spalle e avrebbe impatto non trascurabile sulle imprese locali connesse e sui loro assetti occupazionali, che potrebbero a loro volta essere messi in discussione”.

“Oltre agli elementi di incertezza segnalati da un imprenditore della levatura del Cav. Arvedi, l’ulteriore serie di criticità e di segnali non confortanti nell’andamento dell’economia a livello nazionale e internazionale sono fattori che ci preoccupano. Anche se va detto che Trieste, grazie alla sua collocazione come porta dei mercati del Centro Est Europa, sembrava aver assunto un profilo di sempre maggiore interesse per investitori nazionali ed esteri”.

“Guardiamo quindi con preoccupazione al futuro di una città – conclude Razeto – che dovrebbe mostrare apertura e considerazione, come ha fatto nel passato e come siamo convinti sia ancora nel suo DNA, per chi viene a investire nel nostro territorio e contribuisce con impegno e sforzo economico al suo sviluppo”.

Le dichiarazioni dell’on. Serracchiani

“È stata creata una situazione di rottura senza preoccuparsi delle gravi conseguenze che rischiano di essere pagate dai lavoratori e dalle loro famiglie – afferma il comunicato a firma dell’ex presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, on. Debora Serracchiani -. Non si è pensato a cosa significhi la chiusura non guidata e traumatica di un pezzo di industria a Trieste in assenza di alternative concrete già sul tavolo”.

“Sia atto premeditato o gesto imprudente – spiega la senatrice – l’accelerazione impressa dalla Regione ha evidentemente ottenuto il risultato di accendere la miccia della crisi industriale e occupazionale più grave di Trieste, da decenni. Fatto il danno, Fedriga chiede l’intervento del Governo per scaricare su Roma la responsabilità di mantenere i livelli occupazionali”.

Per la parlamentare “certo ora bisogna al più presto evitare che si verifichino gli scenari peggiori, evitare il salto nel buio ed elaborare una transizione sostenibile dal punto di vista sociale, economico e ambientale. Con la collaborazione fattiva di Regione e comune di Trieste”.

 

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