La sfida del nuovo movimento politico paneuropeo Volt: raccogliere 150mila firme. Intervista alla candidata FVG Federica Pesce

Firenze – Volt deve raccogliere 150mila firme in tutt’Italia entro il 17 aprile prossimo. Almeno 30mila per circoscrizione e almeno 3000 per regione. È questa la sfida per potersi presentare in Italia come partito alle elezioni europee del 26 maggio 2019.

Per questo Volt ha organizzato a Trieste uno speciale incontro per lanciare la campagna di sottoscrizione, che si svolge nel ristopub “Dai Dai” in strada di Guardiella 10/D il prossimo martedì 19 febbraio, alle ore 19. Si tratta di un evento aperto al pubblico.

Un altro meetup è organizzato da Volt Udine a Spilimbergo, presso la trattoria Tre Corone, venerdì 15 febbraio alle 17.30. Anche questa riunione è aperta a chiunque desidera conoscere più da vicino Volt.

Volt è il movimento politico paneuropeo nato nel 2017 all’indomani della Brexit. Il 2 e 3 febbraio scorsi, Volt Italia si è riunito in congresso a Firenze. Nelle stesse giornate gli iscritti al nuovo partito hanno eletto i candidati che – se la raccolta firme va in porto – si presentano alle elezioni europee.

Una volta ottenuta l’ammissione, in sede di votazione un ulteriore ostacolo da superare in Italia è lo sbarramento al 4% per le liste.

Volt ha dichiarato che non si apparenterà ad altre formazioni politiche, pur di stampo europeista.

La buona notizia per la nostra regione è che sono stati eletti due candidati locali: Federica Pesce di Trieste e Piero Gianesini di Gorizia.

Abbiamo raggiunto Federica Pesce per un’intervista ed abbiamo fatto il punto su Udine con Riccardo Moretti, fondatore del gruppo friulano.

Federica Pesce, candidata di Volt alle elezioni europee (foto Facebook)

Chi è Federica Pesce e perché ha deciso di far parte di Volt?

Sono nata nel 1989 a Trieste. La mia prima esperienza reale da cittadina europea l’ho vissuta al confine di Tarvisio: era il 1997 e per la prima volta abbiamo passato la frontiera senza doverci fermare alla barriera. Anche se ero piccola, la cosa mi aveva colpito molto, tante altre volte eravamo rimasti a lungo in coda e poi mostrato i passaporti, c’era una sbarra che si chiudeva; quel giorno, la barriera era sparita.

Poi mi sono iscritta al liceo linguistico e lì ho incominciato a viaggiare per l’Europa con i progetti Comenius, grazie all’iniziativa di una brava insegnante. Viaggiando, ho conosciuto persone e lingue diverse. Ho dato un nome a questa passione e ho iniziato a pormi la domanda: come vivere in pienezza la cittadinanza europea che avevo sperimentato?

Ho maturato così l’idea di fare l’università fuori dall’Italia e così è stato: ho studiato scienze politiche a Parigi, ho trascorso dei periodi di studio in Libano, a Berlino e a Bruges ed ho preso un master in Affari europei.

Al momento lavoro a Bruxelles nella Commissione Europea, dove ho un contratto a tempo determinato come assistente alla gestione di progetti. Mi occupo in particolare di progetti di collaborazione allo sviluppo che hanno come tema il cambiamento climatico.

Fino a qualche tempo fa pensavo che il massimo della cittadinanza europea fosse lavorare per le istituzioni. Ora mi rendo conto che è necessario sentirsi europei in qualsiasi ambito, sia lavorativo che educativo.

Molti giovani che aderiscono a Volt vengono visti come “privilegiati” perché sono spesso a studiare fuori. Cosa rispondi a queste osservazioni?

A quelli che ci definiscono “figli di papà” aggiungo “siamo figli di papà che ci hanno spinto a studiare”, soprattutto le lingue. Figli di genitori che hanno capito la nostra voglia di andare oltre i confini e quindi ci hanno incoraggiato a partecipare alle iniziative che stabiliscono legami fra studenti di vari Paesi, perché sanno che questo apre la mente e aumenta le opportunità. Se vogliamo parlare di privilegio, questo è culturale, non economico. Chi studia o si perfeziona all’estero la maggior parte delle volte fa i salti mortali per vivere con le borse di studio.

In Friuli Venezia Giulia ci sono ben due candidati di Volt: è un caso? Oppure la nostra regione è particolarmente europeista?

In Friuli Venezia Giulia i confini sono ancora nella testa delle persone. Siamo sempre stati una terra di frontiera e abbiamo visto i vantaggi che ha portato l’Unione Europea, anche in termini di fondi per progetti europei transfrontalieri. Facciamo parte di una Euroregione (GECT Euregio Senza Confini, ndr) e porteremo le nostre esperienze in un’Europa dove le regioni avranno un peso sempre più importante.

Cosa porti a casa dal Congresso di Firenze?

Tantissimo entusiasmo. Eravamo 500 partecipanti. Nessuno degli iscritti a Volt aveva mai organizzato un evento del genere prima. I 12 organizzatori, con una cinquantina di volontari, hanno creato una splendida manifestazione, a cui hanno portato il loro contributo ospiti esterni come Marco Bentivogli (segretario generale Fim Cisl nazionale), Carlo Calenda (già ministro allo Sviluppo Economico), Roger Abravanel (direttore emerito di McKinsey), Beatrice Covassi (Capo della Rappresentanza in Italia della Comunità Europea), Marcella Mallen (Presidente di PriorItalia), Stefano Castagnoli (vicepresidente del movimento federalista europeo), Elena Grandi (in rappresentanza dei Verdi) ed Antonio Argenziano (segretario della Gioventù Federalista europea).
Soprattutto è stata l’occasione per tanti appartenenti a Volt di far sentire la propria voce. Ci sono stati moltissimi interventi sul palco di persone che non avevano mai partecipato alla vita politica.
Nella raccolta di firme di domenica 3 febbraio a Firenze Volt ha raccolto 500 sottoscrizioni. La cifra ci incoraggia ma lo scoglio delle 150mila è veramente duro. Penso soprattutto alle 3000 firme che dobbiamo raccogliere in ogni regione. In altri Paesi europei la norma non è così restrittiva.

Poi la candidatura. Come pensi di spenderla?
Anzitutto ci tengo a spiegare che nelle nostre liste c’è una parità di genere al 50%. Ci sono due capilista, uno per genere, e a seguire una stretta alternanza. Andrea Venzon è il primo, poi ci sono io; la terza persona che ha ricevuto più voti è ancora una donna, ma abbiamo messo al terzo posto un uomo per rispettare la regola che ci siamo dati. 
Punti forti della mia campagna elettorale sono: la parità di genere in tutti i campi, in particolare favorire l’ingresso delle donne in politica; la rivoluzione verde e l’economia circolare. Le questioni ambientali devono essere al centro dell’agenda economica.

Abbiamo raggiunto Riccardo Moretti, di Pagnacco (Ud) fondatore del gruppo Volt di Udine. Moretti, 24 anni, sta facendo un Erasmus all’Università di Lubiana in lingue e letterature straniere: “Il gruppo udinese, nato a settembre 2018, conta circa una trentina di aderenti, di cui 16 attivisti volontari. Dopo il meet-up di gennaio, a cui ha partecipato Marco Ferretti, coordinatore per il Nord Italia, c’è stato un crescente interesse”. Punto di svolta per la passione di Riccardo per Volt è stata la partecipazione all’assemblea di Amsterdam, a ottobre 2018: “Sono rimasto senza parole. Eravamo 500 persone da tutta Europa, moltissimi giovani come me. Con in mente l’idea che ‘se amiamo l’Europa miglioriamo l’Europa’ abbiamo lavorato insieme ad un programma politico, che ha preso il nome di Dichiarazione di Amsterdam”. “Dal Friuli Venezia Giulia – conclude Riccardo – portiamo in Europa la nostra determinazione, il nostro coraggio, la voglia di mettersi in gioco”.

 

Link utili:

Sito di Volt Italia
Sito di Volt Europa
La dichiarazione di Amsterdam
La lista dei candidati

(Foto: Facebook)

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