L’Azienda sanitaria Giuliano Isontina smentisce notizie false sulla situazione del contagio negli ospedali

Trieste – Mentre è ripresa da mercoledì 22 aprile l’attività del reparto di Medicina d’urgenza dell’Ospedale di Cattinara, l’Azienda sanitaria Giuliano Isontina ha fugato false notizie, circolate sui social network, secondo le quali gran parte dell’ospedale di Cattinara sarebbe infettato dal virus.

“Nei giorni scorsi – scrive l’ASUGI in una nota diffusa alle testate giornalistiche – sono comparse diverse notizie sui canali social dal contenuto del tutto infondato e non veritiero aventi ad oggetto la situazione degli ospedali di Cattinara e Maggiore, nonché dell’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina”.

“Gli autori sono stati formalmente diffidati dal continuare con tale inopportuna e pericolosa condotta di diffusione di notizie false oltre che dal rimuovere immediatamente tali notizie”.

“Poiché queste ultime – prosegue ASUGI – sono state riprese da varie testate giornalistiche che evidentemente hanno ritenuto fondata la notizia, senza verifica alcuna, si ritiene opportuno informare dell’attuale contestazione concernente le suddette pubblicazioni che, come detto, riguardano notizie aventi contenuto pacificamente non veritiero, al fine di consentire le opportune valutazioni”.

I post in parola sono quelli corrispondenti al titolo “Cattinara infettata: cronaca di un contagio annunciato”, “Abbassato il livello di protezione antivirus per medici e infermieri” e “Cattinara e Maggiore: meno DPI per medici e infermieri” comparsi su Facebook in data 16/04/2020 e 17/04/2020.

Dalla lettura dei post, ai quali è stata data ampia diffusione tramite la condivisione sul gruppo pubblico accessibile a tutti “Osservatore Sanitario del Friuli Venezia Giulia”, il lettore è infatti indotto a ritenere che:

– l’ospedale di Cattinara risulti complessivamente infettato dal virus Covid-19 e, in particolare, i reparti di Medicina d’Urgenza e di Medicina Clinica siano stati costretti a chiudere a causa delle scelte scellerate dell’azienda che avrebbe mescolato i reparti Covid con quelli non-Covid in spregio alle indicazioni del Ministero della Salute;

– l’Azienda non sia trasparente nel dare queste comunicazioni, diffondendo le notizie solo quando costretta;

– l’Azienda sanitaria triestina abbia emanato una circolare con la quale impone al personale sanitario di non indossare più le tute protettive fino a quel momento utilizzate con ciò riducendo drasticamente il livello di protezione dal virus;

– nonostante la diffusione del virus che avrebbe determinato la chiusura del reparto di Medicina d’Urgenza, l’Azienda avrebbe ridotto i dispositivi di protezione anche al Pronto Soccorso;

-le decisioni dell’Azienda siano state assunte a causa di una probabile carenza di DPI, probabilmente persistente.

“Quanto sopra – spiega ASUGI – a prescindere da ogni altra considerazione di forma, non costituisce il vero in quanto la circolare richiamata, a firma del Direttore Sanitario facente funzione, dr.ssa Adele Maggiore, prevede che tutti, non soltanto gli operatori che lavorano presso l’Ospedale Maggiore che è un ospedale CoViD, debbano utilizzare i DPI come se tutti i pazienti fossero positivi”.

“I DPI da utilizzare, infatti, usualmente variano a seconda del livello di rischio, ma la diffusione dell’infezione nella popolazione, legata all’incertezza della positività, ha reso necessario considerare tutti i pazienti come potenzialmente positivi, con ciò determinando l’Azienda ad innalzare il livello di protezione, non certo a ridurlo”.

“La circolare richiamata non prevede affatto che non si debbano più utilizzare nelle terapie intensive e semintensive che accolgono solo pazienti CoViD positivi le tute in tyvek come gli autori vorrebbero far credere”.

“Non solo, ma l’Azienda, tramite l’apposita Unità di crisi aziendale pubblica un resoconto giornaliero allo scopo di informare tutti i dipendenti della situazione, delle difficoltà e delle decisioni prese”.

“In merito – conclude la nota – sono state prese tutte le più congrue iniziative al fine di evitare il diffondersi di notizie tali da generare allarme in un contesto già critico quale quello odierno”.

Quanto alla Medicina d’urgenza, il vicegovernatore con delega alla Salute, Riccardo Riccardi, ha spiegato che “l’attività sarà proporzionata al personale sanitario disponibile e, a causa dei lavori in corso, al momento verranno allestiti da 6 a 8 posti letto con un solo paziente per le stanze piccole e due per quelle di dimensioni maggiori, mantenendo sempre l’adeguato distanziamento di sicurezza. L’operatività del reparto sarà garantita dalla presenza di 2 medici, 3 infermieri un operatore socio sanitario durante i turni del mattino e del pomeriggio e di un medico, 3 infermieri e un Oss durante la notte”.

Dal punto di vista operativo il reparto sarà considerato “area grigia”; quindi il personale adotterà i dispositivi di protezione e tutte le precauzioni dei reparti Covid-19, indipendentemente dal fatto che i pazienti siano in attesa dell’esito del tampone fatto in Pronto soccorso.

(Foto d’archivio – Ospedale Cattinara Trieste)

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