Omicidio Regeni, Commissione parlamentare approva relazione finale: i responsabili sono al Cairo

Roma – La Commissione Parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni ha approvato oggi 1° dicembre, all’unanimità, la relazione finale del lavoro cominciato nel 2019.

Responsabilità dei sistemi di sicurezza egiziani

La Commissione ha riesaminato puntualmente tutta la documentazione disponibile sulla morte del ricercatore ed è giunta alla conclusione che “la responsabilità del sequestro, della tortura e dell’uccisione di Giulio Regeni grava direttamente sugli apparati di sicurezza della Repubblica araba d’Egitto, e in particolare su ufficiali della National Security Agency (NSA), come minuziosamente ricostruito dalle indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Roma”.

“I responsabili dell’assassinio di Giulio Regeni sono al Cairo – si afferma nella relazione finale -, all’interno degli apparati di sicurezza e probabilmente anche all’interno delle istituzioni. La via della verità e della giustizia può trovare un correlativo oggettivo solo in presenza di un’autentica collaborazione da parte egiziana. Se nei primi due anni, alcuni risultati sono stati faticosamente e parzialmente raggiunti, anche in virtù dell’intransigenza mantenuta dall’Italia, negli anni successivi non sono venute dal Cairo altro che parole a livello politico, mentre la magistratura si è chiusa a riccio in un arroccamento non solo ostruzionistico, ma apertamente ostile e lesivo sia del lavoro svolto dagli inquirenti italiani che dell’immagine del giovane ricercatore, verso cui lo stesso presidente Al-Sisi aveva usato un tono ben diverso”.

Ora la parola spetta al governo italiano

“La mancata collaborazione delle autorità del Cairo si configura come un’oggettiva ostruzione al naturale decorso della giustizia italiana che reclama un’adeguata presa di posizione politica”.

“È giunto il momento per il governo italiano di compiere un passo decisivo presso il governo egiziano perché sia rimosso l’ostacolo che vi si frappone. La mancata comunicazione dell’elezione di domicilio degli ufficiali indagati suona infatti come un’ammissione della loro colpevolezza e non può essere giustificata dall’assenza di un trattato bilaterale di assistenza giudiziaria”. Lo afferma la Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni nella relazione finale che verrà approvata oggi. “Essa non solo smentisce in modo che appare spudorato le dichiarazioni di buona volontà puntualmente esibite dalle autorità egiziane, ma viola le norme consuetudinarie del diritto internazionale e soprattutto la Convenzione della Nazioni Unite sulla tortura ratificata sia dall’Italia che dall’Egitto”, si aggiunge nel documento.

Le considerazioni del presidente on. Palazzotto

“Abbiamo fatto un lavoro straordinario e intenso – ha detto il presidente della Commissione on. Erasmo Palazzotto (Leu). – Ha ragione la procura di Roma: Regeni è stato rapito, torturato e ucciso dai servizi di sicurezza egiziani. Questa è la sorte che tocca a centinaia di migliaia di ragazzi in Egitto. Giulio è rimasto vittima di un sistema di apparato di un regime che continua a negare diritti e libertà e l’Italia oggi ha il dovere di elevare il terreno del confronto politico con l’Egitto”.

“Il primo invito che noi facciamo – aggiunge – è chiedere al governo italiano di aprire una riflessione in sede europea sull’interruzione della fornitura di armi leggere che possono essere utilizzate a fini repressivi in un Paese che viola palesemente i diritti umani e le libertà civili e democratiche”.

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