Rotta balcanica, migranti in preoccupante aumento. Il docu-film di Mauro Caputo

Trieste – Sono in preoccupante aumento i migranti provenienti dalla cosiddetta “rotta balcanica”: 5000 quelli accertati nel 2019. Il transito di persone è in crescita esponenziale quest’estate e – come denunciano varie organizzazioni non governative – esiste un’emergenza umanitaria sia per le privazioni che per le violenze che i migranti sono costretti a subire, con in più la minaccia della pandemia Covid-19 ancora in corso.

L’allarme del presidente della Regione FVG

Un fenomeno che ha fatto dire al presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, nel corso dell’audizione al Comitato parlamentare Schengen, svoltosi nei giorni scorsi, che la “situazione è ormai ingestibile” con 1000 ingressi nel solo mese di maggio.

Il presidente della Regione, stavolta in veste di segretario Fvg della Lega Salvini, in una conferenza stampa tenutasi il 7 agosto di fronte alla ex caserma Cavarzerani di Udine, ha rincarato la dose: “Il Friuli Venezia Giulia – ha detto – non può permettersi altri ingressi clandestini: non è soltanto una questione relativa all’immigrazione irregolare, ma in questo momento anche e soprattutto sanitaria, visto che si mette a rischio la salute dei cittadini della regione, che per mesi hanno osservato scrupolosamente le misure anti Covid, divenendo un simbolo a livello internazionale di come si affronta il virus”.

“Oggi vediamo che circa l’80 per cento dei contagiati ha avuto rapporti con l’estero – ha aggiunto Fedriga – :noi siamo nella situazione in cui i protagonisti di questo flusso di immigrazione irregolare arriva da Paesi con sistemi sanitari estremamente fragili, come Pakistan e Afghanistan, con l’aggravante che transitano dalla rotta balcanica, area dove ci sono contagi molto alti”.

“Non distinguiamo le persone dal colore della pelle, ma da chi rispetta o non rispetta le regole – ha concluso Fedriga – qualsiasi Paese occidentale al mondo controlla i confini, compresi Usa e Australia, e sono esempi democratici a livello globale. Noi chiediamo al Governo di intervenire subito, perché ci si sta concentrando sugli sbarchi, quando invece la vera emergenza è a Nordest”.

Il documentario

Per saperne di più su questa fuga nei boschi verso l’Europa è ora in fase di post-produzione un docu-film del regista triestino Mauro Caputo, dal titolo “No borders. Flusso di coscienza” (non ancora in distribuzione).

Quest’opera, piena di umanità verso migranti che vengono da lontano, Pakistan, Siria, Iran, Algeria, Tunisia, Nepal e Bangladesh, racconta del loro lunghissimo viaggio sulla rotta dei Balcani, che si arresta appunto nei 242 km di confine Italia-Slovenia, dove centinaia di persone, ogni giorno, entrano in Italia non prima di essersi liberate da ogni traccia di identità che potrebbe essere oggetto di respingimento.

Abbandonano così anche le loro medicine e ogni documento rilasciato nei centri accoglienza dove sono stati ospitati, portandosi solo un piccolo zainetto con lo stretto necessario.

“In realtà da noi stanno pochissimo – dice il regista nel corso di una intervista rilasciata all’agenzia giornalistica ANSA – cercano di raggiungere Francia, Germania e Spagna, che sono in genere le loro mete. Da qui – aggiunge Caputo – i dati sottostimati del loro afflusso. La stessa polizia non ha troppo interesse a fermarli, a controllarli più di tanto, perché sa che da noi sono solo di passaggio”.

Se fossero fermati, aggiunge Caputo “occorrerebbero traduttori, avvocati, tutto un iter complicato. Nonostante questo, la popolazione di Trieste comincia ad essere sensibile al fenomeno. Certo – aggiunge – è più facile individuare e contare quelli che arrivano coi barconi, ma la rotta balcanica esiste e nessuno se ne accorge troppo”.

Nel film, dedicato a Giorgio Pressburger, amico del regista, all’inizio si sente in sottofondo la voce minacciosa di Matteo Salvini in un discorso contro i migranti. Per il resto, nessuna testimonianza, nessuna intervista, a parlare solo una voce fuori campo che segue le tracce lasciate nei boschi da questo esercito di invisibili pronti a distruggere ogni cosa del proprio passato pur di iniziare una nuova vita in Europa.

La tipologia dei migranti in fuga è la stessa di quella degli sbarchi: “La maggior parte sono uomini adulti – dice Caputo – , meno donne e solo qualche bambino, anche se forse ultimamente ci sono più famiglie in fuga sulla rotta balcanica”.

In ‘No Borders’ ci sono anche cenni al cosiddetto ‘The Game’, ovvero il nome dato alla rotta migratoria nei Balcani, chiamata così perché, come in un videogioco, un migrante prova decine di volte a superare i confini, correndo rischi elevatissimi, fino a quando non riesce ad entrare.

“Non si può fermare un fiume” è la frase ricorrente del docu-film, quella che la voce fuori campo ripete più di una volta a rimarcare l’inevitabilità del fenomeno. “Una persona su 97 è in questo momento in fuga, almeno secondo i dati Onu”, conclude Caputo.

Print Friendly, PDF & Email
Condividi