Sei troppo importante, non posso colpirti, ma devo capirti

Trieste – Non sempre appare chiaro l’ordine dei valori che vengono prima di altri e non credo che ce ne  sia uno più fondamentale della crescita dei nostri figli, dei nostri ragazzi, dei nostri giovani.

La modernità civile è stata costruita attorno al diritto di vivere e di essere rispettato come essere umano, qui o altrove, ovunque nasca un bambino su questa terra.

Grazie a tale processo evolutivo, molti professionisti della scuola sono cresciuti nella convinzione di tentare tutte le strade, ma di evitare le punizioni corporali e le discriminazioni razziali, etniche o nazionali, cercando anche nei casi difficili un incontro, una persuasione, un nuovo inizio, al caso un riscatto.

Come hanno dimostrato in forma esemplare due nostre docenti  ferite dalle coltellate di ragazzi sbandati. La prima mesi fa, che, dopo la guarigione, trovandosi al processo per quello studente, gli è andata incontro abbracciandolo, la seconda più recentemente, appena ripresasi in ospedale, chiedendo subito come stava lo studente incriminato. Queste notizie ci segnalano un humus di profonda vocazione educativa, che mai deborda in violenza , neppure se la violenza viene subita. Un ridare fiducia contro ogni rinuncia a capire e senza idee di vendetta o di facili punizioni.

Così come ha dimostrato la dirigente scolastica nell’hinterland di Napoli, che i ragazzi sempre assenti se li è andati a cercare casa per casa, lasciando il suo ufficio.

La mia personale esperienza di docente e  dirigente scolastico mi ha fatto confrontare con varie occupazioni di scuole, dove la via facile è quella punitiva e quasi vendicativa per tali certamente criticabili, talora confuse, pratiche giovanili, mentre la via più faticosa è invece quella di entrare in una connessione di ascolto, responsabilizzando i giovani, onde evitare eccessi, e chiamando in aiuto le Forze dell’ordine, che nei casi da me sperimentati, ma pure in altre scuole, si sono sempre comportate bene, nella fermezza e nella collaborazione con noi docenti e con i rappresentanti degli studenti, anche per accelerare gli sgomberi.

C’è quindi una strada diversa per coniugare educazione e autorevolezza rispetto alle manganellate o agli spintoni, di cui si è molto parlato di recente, e per recuperare un costume di civile convivenza, in cui non ci siano cittadini, che subiscono violenza,  siano  giovani studenti, specie se minori, siano membri delle Forze dell’ordine. La violenza non ha mai educato nessuno né risolto alcun problema ed è sempre sbagliata.

[Silvano Magnelli, già insegnante e dirigente scolastico delle scuole superiori]

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