Giornata Nazionale contro la Pedofilia e la Pedopornografia, la Polizia Postale diffonde i dati 2022

Roma – Oggi 5 maggio è la Giornata Nazionale contro la Pedofilia e la Pedopornografia. In questa occasione la Polizia Postale ha diffuso i dati più significativi sull’attività di contrasto all’abuso sessuale online in danno di minori

Si tratta di fenomeni gravi quanto complessi. Cresce il numero dei soggetti adulti arrestati per reati di pedopornografia, adescamento online e abuso sessuale di minori e sale in modo preoccupante il numero di minorenni che detengono a loro volta immagini pedopornografiche.

I numeri della lotta allo sfruttamento sessuale dei minori in rete

Nel 2022 sono stati 2622 i siti oscurati e resi irraggiungibili. I siti contengono immagini di violenze su bambini e vengono oscurati perchè consentono alle immagini di abuso di continuare a circolare, favoriscono la commercializzazione del danno subito dalle piccole vittime e alimentano la richiesta di nuovi abusi sui minori.

Nel 2022 sono state 1466 le persone denunciate per aver scaricato, condiviso e scambiato foto e video di abuso sessuale di minori. 299 i soggetti denunciati già dopo i primi tre mesi del 2023.

Sono spesso uomini, italiani, incensurati e con un’età media inferiore ai 50 anni, i soggetti che vengono identificati come responsabili di reati legati alla pedopornografia. Nel 2022 sono stati 149 gli arresti legati ai casi di pedopornografia, 12 nei primi 3 mesi del 2023.

Le indagini che esitano in un arresto sono quelle che identificano soggetti ad alto livello di pericolosità poiché colti in flagranza di reato, perché detentori di grandi quantità di materiale pedopornografico o in quanto abusanti di bambini e ragazzi nelle loro disponibilità.

Nel 2022 i casi di adescamento in rete sono stati 430. Nei primi tre mesi del 2023, sono già 56 i minori di età inferiore ai 13 anni adescati in rete, mentre sono 34 le vittime adolescenti (14-16 anni).

Poco più che bambini, vengono agganciati da adulti pedofili su socialnetwork, su app di videogiochi, sulla messaggistica istantanea per parlare di sesso, per proporre scambi di immagini intime, per avvicinare, fino ad un incontro, le piccole vittime.

È sempre più preoccupante la tendenza all’aumento dei casi di adescamento che riguardano vittime di età inferiore ai 13 anni. Negli ultimi tre anni (2020, 2021, 2022) sono poco meno di novecento i bambini approcciati da adulti nei luoghi virtuali del gioco e della socializzazione, spesso convinti di essere in un luogo sicuro. Una convinzione di sicurezza che li rende vulnerabili e che è condivisa con genitori e insegnanti, spesso all’oscuro di quanto adescatori e pedofili conoscano profondamente le fragilità delle vittime e le potenzialità del web nel ridurre le sane strategie di protezione di bambini e ragazzi. Sono già 56 i casi nei primi tre mesi del 2023.

Aumenta il numero di minorenni che detengono materiali illegali

Da qualche anno si osserva una progressione nel numero dei casi in cui i minori diventano protagonisti di casi di detenzione e diffusione online di pedopornografia: nel 2022 sono stati 150 i ragazzi segnalati all’Autorità Giudiziaria come autori di reati gravi, erano appena 20 nel 2016. Sono quasi sempre maschi, con un’età media di circa 15 anni, incuriositi dalla ricerca di materiale sessuale. Incappano in circuiti informali online dove accedono ad ogni tipo di materiale illegale tra cui quello che riguarda abusi sessuali su minori che non disdegnano di condividere con altri utenti per inconsapevolezza, goliardia e superficialità.

Un fenomeno, di solito rivolto al mondo adulto, che minaccia bambini e ragazzi con curiosità sessuale e li trasporta in un incubo fatto di ricatti, richieste insistenti di denaro e minacce di distruggere la reputazione, diffondendo sui social immagini sessuali autoprodotte.

Tutto inizia con qualche scambio di battute con profili social di coetanei, si passa poi alla messaggistica, si avviano video chat e le immagini si fanno più spinte e riservate. Nei giorni seguenti, il martellamento online include la richiesta di somme di denaro anche esigue (30,50,100 euro), ultimatum e scadenze alle quali le vittime devono attenersi se non vogliono che il materiale sessuale venga diffuso online. Le vittime si sentono in trappola tra la vergogna e il terrore della diffusione delle immagini intime.

La psicologia applicata alla repressione dell’abuso online di minori

L’Unità di Analisi del crimine informatico – UACI è un’équipe composta da psicologi della Polizia di Stato che integra le competenze di natura socio-psicologica con l’attività di contrasto alle varie forme di abuso online di minori, cyberbullismo e pedopornografia in primis.

Il lavoro di profiling criminologico svolto dagli psicologi consiste nella ricostruzione dei diversi profili di abusanti che usano la rete per scambiare e condividere immagini di abuso sui bambini, a partire dai casi concreti gestiti dai COSC e dalle SOSC della Polizia Postale.

Uno spazio di approfondimento è inoltre riservato allo studio dei casi di adescamento online, per individuare le ricorrenze presenti nel modus operandi, nelle modalità di approccio alle piccole vittime, al fine di orientare le campagne di sensibilizzazione ai rischi di internet a partire dai dati concreti del fenomeno reale.

Dall’analisi dei casi emerge come i soggetti interessati al materiale pedopornografico siano in genere maschi, di un’età inferiore ai 50 anni (il 77% dei soggetti ha un’età inferiore ai 49 anni, e un’età media di 37 anni, dati 2020-2022) spesso sposati o con una relazione sentimentale stabile, in gran parte senza precedenti penali, gelosi della loro vita “segreta” e perversa, che tengono nascosta alle famiglie.

quanto attiene invece agli adescamenti online, si osserva una tendenza a differenziare le modalità di aggancio delle potenziali vittime in relazione all’età e al genere delle stesse: i bambini più piccoli (entro i 10 anni) vengono spesso agganciati in piattaforme di gioco online, collegate ad app gratuite di gaming online, magari scaricate sugli smartphone dei genitori. Gli adulti si infiltrano in questi circuiti, si offrono di aiutare i piccoli giocatori a vincere le partite, scambiano confidenze e poi cercano di passare su circuiti di messaggistica per essere più “protetti” dal rischio di identificazione.

Le adolescenti invece vengono agganciate soprattutto sui social network attraverso like e messaggi di apprezzamento sull’aspetto fisico, i ragazzi invece vengono agganciati con la promessa di sessioni di sesso virtuale con sedicenti coetanee.

In tutti i casi, le interazioni diventano brevemente di tipo spiccatamente sessuale, possono evolvere in vere e proprie estorsioni di ulteriori immagini private e producono nei ragazzi un senso di intrappolamento molto intenso: bloccati dalla vergogna di aver concesso attenzioni a degli sconosciuti, impauriti da minacce o dal tenore eccessivo delle conversazioni, fanno fatica a denunciare e chiedere aiuto ai genitori e agli insegnanti.

Ancora più complesso quanto osservato in merito agli abusi sessuali commessi per la realizzazione di materiale pedopornografico da scambiare in rete: sono spesso parenti o persone molto vicine alla famiglia delle vittime a compiere le azioni di abuso più gravi. È proprio il legame di fiducia che si instaura tra vittima e abusante ad essere il principale ostacolo all’emersione dei casi. Le complesse indagini informatiche svolte dalla Polizia Postale che vengono effettuate sul materiale foto e video sequestrato agli indagati consentono di geolocalizzare le vittime e gli abusanti, ponendo fine all’orrore.

Il supporto psicologico agli operatori della Polizia Postale

Nel 1998 in Italia si introduce il reato di pedopornografia con la legge n. 269/1998 “Norme contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale in danno di minori, quali nuove forme di riduzione in schiavitù” e si associa ad esso la possibilità, in via esclusiva per la Polizia di Stato, di utilizzare importanti strumenti giuridici come l’attività investigativa in sottocopertura per contrastare ogni forma di sfruttamento sessuale dei minori in rete.

Queste attribuzioni impongono fin da subito alla Polizia la necessità di approntare un lavoro complesso sotto il profilo investigativo, ma anche, e soprattutto, sotto il profilo umano: fingersi pedofili quando si detesta la violenza, quando si indossa un’uniforme che rappresenta un impegno personale verso la protezione di bambini e ragazzi dagli abusi.

Lo staff di psicologi della Polizia di Stato dell’UACI affianca il personale del C.N.C.P.O. e tutti gli operatori della Specialità dislocati sul territorio, con il Progetto Formazione Assistita.

Si tratta di un percorso di studio, progettazione e realizzazione di azioni volte al sostegno psicologico degli operatori della lotta alla pedofilia on-line, che visionano migliaia di immagini illegali, interagiscono con pedofili e incontrano piccole vittime e le loro famiglie, in momenti di grande dolore.

Attraverso corsi residenziali ad alto contenuto scientifico, presso il Centro di Addestramento della Polizia di Stato di Cesena, gli psicologi dell’UACI forniscono agli operatori sottocopertura e agli investigatori strumenti utili per ridurre al minimo l’impatto emotivo legato a questo particolare tipo di servizio, anche attraverso il confronto tra pari, simulazioni ed esercitazioni pratiche.

L’obiettivo non è rendere gli operatori insensibili al dolore delle vittime ma quello di sviluppare autoconsapevolezza, autodominio e buone prassi utili al defaticamento psicologico, in un clima di condivisione.

Le campagne di sensibilizzazione per bambini e ragazzi

La sicurezza in rete di bambini e ragazzi è un tema che ha assunto un’importanza progressivamente più ampia, sino a diventare cruciale per piccoli cittadini che hanno, per la loro proiezione nel futuro, un rapporto di assoluta attrazione verso le nuove tecnologie.

Nel 2022 è ripartita da Gragnano (Na), la più importante campagna educativa itinerante realizzata dalla Polizia di Stato e dal Miur, per la sensibilizzazione e la prevenzione dei rischi e dei pericoli del web per i minori. Gli operatori della Polizia Postale e delle Comunicazioni e degli Uffici Scolastici Regionali del Ministero dell’Istruzione hanno coinvolto oltre 2 milioni e mezzo di studenti sia nelle piazze che nelle scuole, 220.000 genitori, 125.000 insegnanti per un totale di 17.000 Istituti scolastici, 400 città raggiunte sul territorio e due pagine twitter e facebook con 127.000 like e 12 milioni di utenti mensili sui temi della sicurezza online.

L’8 febbraio 2023 è ripartita la Campagna di sensibilizzazione ideata e realizzata dalla Polizia di Stato, in collaborazione con Unieuro, in occasione del Safer Internet Day, istituito nel 2014 dalla Commissione europea, per promuovere un utilizzo consapevole e responsabile delle nuove tecnologie, soprattutto tra i più giovani.

Obiettivo del progetto è la costruzione di un protocollo formativo che valorizzi le prospettive della vittima e dell’autore di un reato, attraverso la proiezione, su visori 3D, di scenari costruiti per indurre stati emozionali profondi. La peculiarità del progetto risiede nella metodologia innovativa utilizzata e nella ricerca scientifica applicata all’uso delle più moderne tecnologie, per un nuovo, più attuale, modello di educazione alla legalità. 5 le regioni obiettivo del Progetto, più di 1000 i ragazzi formati con la realtà virtuale.

La situazione in Friuli Venezia Giulia

In Friuli Venezia Giulia, a partire dal 2022, il C.O.S.C. – Centro Operativo Sicurezza Cibernetica – ha sottoposto a costante monitoraggio 169 siti web al fine di individuare ed oscurare siti contenenti immagini e violenze su bambini, procedendo all’oscuramento di quelli illegali rinvenuti.

Per quanto riguarda i reati contro i minori, con particolare riferimento alla pedopornografia e all’adescamento online, i dati regionali risultano in linea con quelli nazionali.
Particolare impegno viene posto dagli operatori della Polizia Postale nelle attività di prevenzione, svolta capillarmente presso le istituzioni scolastiche regionali e negli altri centri di aggregazione giovanile.

Con riferimento al fenomeno del sextortion a danno di bambini e ragazzi, anche in questo caso i dati regionali sono in linea con quelli nazionali, e hanno riguardato nel corso del 2022 alcune unità di casi di vittime di età compresa tra i 10 e i 13 anni, che si sono ripetuti anche nella prima parte dell’anno 2023.

Sul fronte della prevenzione, sempre nel 2022 sono stati effettuati circa 80 incontri nelle scuole della regione, che hanno coinvolto complessivamente oltre 10.000 studenti.

Nell’anno 2023, si è ulteriormente dato impulso all’attività di prevenzione raggiungendo, già nel mese di maggio, circa 5.400 studenti.

Tra gli eventi più significativi, si segnala “Una vita da social”, che ha interessato nel mese di marzo i Comuni di Muggia, Monfalcone e Palmanova, raggiungendo oltre 700 ragazzi, nonché “Incroci”, una nuova campagna di sensibilizzazione promossa dalla Direzione Centrale delle Specialità sull’educazione alla legalità, con il contributo della Polizia Stradale e della Polizia Ferroviaria, che ha coinvolto dall’inizio dell’anno circa 500 studenti.

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