Tre presidenti del Friuli Venezia Giulia al dibattito elettorale di Confindustria

Trieste – Riccardo Illy, Renzo Tondo e Debora Serracchiani: c’erano quasi 20 anni di storia politica del Friuli Venezia Giulia al dibattito elettorale svoltosi lunedì 26 febbraio presso la sala congressi di Portopiccolo a Sistiana (Ts).

L’incontro era organizzato dalla Confindustria della Venezia Giulia con i principali candidati ai collegi uninominali di Trieste e Gorizia. Erano stati invitati: per la Camera Renzo Tondo (Nci -Trieste), Guido Germano Pettarin (Fi – Gorizia), Debora Serracchiani (Pd – Trieste), Giorgio Brandolin (Pd -Gorizia), Vincenzo Zoccano (M5S – Trieste), Sabrina De Carlo (M5S – Gorizia); per il Senato Laura Stabile (Fi – Trieste e Gorizia), Riccardo Illy (Pd -Trieste e Gorizia), Pietro Neglie (M5S – Trieste e Gorizia).

All’incontro erano presenti, oltre ai tre presidenti, Guido Pettarin e Pietro Neglie. Ha moderato l’incontro Cristiano Degano, presidente dell’Ordine dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia.

Ha introdotto la serata Sergio Razeto, presidente della Confindustria della Venezia Giulia. Ai candidati Confindustria aveva consegnato, nei giorni precedenti, il documento finale dell’Assise di Confindustria nazionale (Verona, 18 febbraio 2018) dal titolo “La visione e la proposta” (scarica il PDF: Assise 2018. La visione e la proposta).

Il memorandum, elaborato attraverso l’ascolto di una vasta comunità di imprenditori da tutt’Italia, tratteggia la situazione economica italiana e lancia alcune proposte di governo.

Tre i punti chiave del documento. Primo: un’Italia che include, attraverso la creazione di opportunità di lavoro, soprattutto per i giovani; secondo, un’Italia che cresce, di più e in modo costante; terzo: un’Italia che rassicura, con il graduale rientro del debito pubblico.

Difficile non trovarsi d’accordo con questi punti. E infatti la serata è filata amabilmente, con il quintetto che ha fatto a gara per sposare le tesi confindustriali, M5S compreso.

Per Guido Pettarin, primo candidato ad essere interpellato dal presidente Degano, il documento della Confindustria è un passaggio importante ed è completamente condivisibile.

Il governo attuale ha fatto cose positive. Se eletti, non bisogna “buttare il bambino con l’acqua sporca” ma operare un discernimento tra strumenti che hanno prodotto buoni risultati. Con buonsenso e umiltà.

Pettarin, che attualmente è assessore al bilancio della Giunta comunale goriziana, individua un forte freno allo sviluppo economico nella pesantezza del fisco e della burocrazia: “Sfido chiunque a effettuare una fattura elettronica e vedere quanto tempo porta via al lavoro”. I governi si sono fissati sul controllo delle attività economiche e questo in linea di massima è condivisibile; ma un ipercontrollo va a discapito della produttività.

La presidente uscente del FVG Debora Serracchiani ha apprezzato il documento di Confindustria soprattutto perché nasce da un lavoro sul territorio.

Il passaggio che più la trova concorde è quello che evidenzia come l’inclusione sociale sia legata all’occupazione giovanile. Investire nel capitale umano con alta formazione, nella ricerca sarà una delle priorità qualora verrà eletta.

Serracchiani ha ricordato come la regione FVG sia stata una delle pioniere dell’industria 4.0 pioniera in Regione, con l’esperimento “lean factory” nella zona industriale Ponte Rosso.

Si è visto come “Si può fare innovazione anche nelle piccole e medie imprese. Le imprese che hanno resistito alla crisi sono state quelle che hanno innovato ed esportato”. Continuare ad investire in ricerca e sviluppo è la chiave del successo, anche attraverso lo strumento dei cluster industriali nell’ambito regionale.

Altri punti che trovano concorde la candidata PD sono ecologia e sostenibilità nella produzione. Serracchiani ha sottolineato come un obiettivo che la Giunta si è posta sia stato anche quello della decarbonizzazione.

Rassicurazione tramite l’abbattimento del debito, fisco amico e abbattimento delle tasse sono anch’esse proposte da condividere.

Meno roseo il quadro delineato da Renzo Tondo, alla guida del FVG dal 2001 al 2003 e dal 2008 al 2013. A suo avviso la percezione che stiamo uscendo dalla crisi va associata al fatto che per crescita siamo al 27° posto su 27 Paesi dell’Unione europea.

“L’uscita da debito pubblico è essenziale, altrimenti non ci sarà crescita né benefici” ha aggiunto, osservando che è sul settore privato che occorre concentrarsi per creare occupazione. “Le proposte di Confindustria mi trovano concorde”.

Per Tondo, va affrontato il tema dell’immigrazione va affrontato. C’è troppo denaro pubblico impegnato in questo senso. Trova ragionevole la riforma del diritto di asilo proposta in Francia dal presidente Macron, che mette forti paletti ai migranti economici.

Dal lato del lavoro, Tondo ha osservato che il jobs act ha avuto ricadute positive ma che va ripensato con un orientamento più favorevole all’impresa privata. Sulla legge Fornero, ammette che “in quel momento serviva”. Poi lamenta che il famoso “decreto Salva Italia” è stato supportato interamente dagli enti locali. È ora che lo Stato inizia a risparmiare.

Riccardo Illy, presidente del Friuli Venezia Giulia dal 2003 al 2008 e sindaco di Trieste dal 1993 al 2001, che corre per diventare “senatore indipendente senza tessera di partito” – come recita la sua pagina Facebook – ha sottolineato come la serata sia stata la prima a vedere un confronto tra candidati di diversi schieramenti. Ed è pure la prima volta che Confindustria presenta un programma così ampio e articolato.

Illy ha preparato un programma in 7 punti (“Evoluzione condivisa”, ndr) che è molto simile al piano confindustriale. L’occupazione qualificata ne è uno dei punti di forza.

In risposta a Tondo Illy ha obiettato che “Non è vero che siamo ultimi. Nella crescita del Prodotto interno lordo pro capite siamo i primi, perché la nostra popolazione è calata, non compensata neppure dall’immigrazione. I pensionati devono chiedersi chi pagherà le loro pensioni”.

Passando al tema della farraginosità del sistema giuridico italiano, il candidato senatore s’impegna ad “abrogare 10 leggi per ogni legge nuova”. Per semplificare la normativa, propone inoltre di raccogliere le varie materie in 10 testi unici “fatti fare dalle università”.

Va via veloce sul finale: Propone che il sistema “4.0” (macchine intelligenti, ndr) non sia solo per industria ma per tutta la cittadinanza; investire in energie rinnovabili è sostenibile ed economico: costeranno sempre meno. Andare verso gli Stati uniti d’Europa: oggi è possibile, dopo l’uscita della Gran Bretagna, principale freno in tal senso, l’ascesa di Macron in Francia e la riconferma della cancelliera Merkel in Germania.

Il fisco: le aliquote per industria sono scese al 24%, c’è spazio per arrivare al 20%. Le preoccupazioni sul deficit pubblico italiano vanno ridimensionate; la spesa pubblica non va ridotta ma redistribuita: va aumentata per quanto riguarda l’istruzione. L’Alta velocità ferroviaria verso Est: finanziarla con gli Eurobond.

Pietro Neglie, candidato per il collegio uninominale – Senato del M5S, è docente di storia contemporanea all’Università di Trieste. Osserva che c’è accordo di massima sul “cosa” fare, ma ci sono differenti visioni su come raggiungere tali obiettivi. Ricorda che il M5S ha nel programma la riduzione di 20 punti del rapporto deficit/PIL.

In contrapposizione a Tondo, Neglie parla di rilancio della componente pubblica per la promozione del sistema Paese. Occorre passare “da un’economia lineare a un’economia circolare” (*vedi nota, ndr).

Per giungere ad una semplificazione normativa, propone di costituire un comitato e una commissione parlamentare per studiare e presentare provvedimenti che vadano nel senso di un “disboscamento legislativo”. Tuttavia, “non si butta quanto di buono è stato fatto”.

Spesa pubblica: la compartecipazione dei cittadini alla spesa, specie per i servizi essenziali, va rivista.

A proposito della sfida occupazionale e formativa, Neglie osserva che abbiamo una “fuga di cervelli” perché “sottopagati e sottomansionati” nel sistema italiano.

Cristiano Degano lancia un veloce secondo giro di interventi tra i candidati sulle priorità per il territorio che si propongono di portare in Parlamento.

Tondo: attenzione ai piccoli imprenditori; rilancio dei “corpi intermedi” (associazionismo) della società civile; revisione dell’Irap per PMI. Sul Porto franco è stato fatto un ottimo lavoro, adesso occorre portare avanti la 3A corsia dell’A4. Va affrontata la situazione nell’Europa dell’Est: Sarajevo si sta popolando di wahabiti (componente sunnita dell’Islam con una dottrina estremamente rigida, ndr), il Kossovo è molto militarizzato. Ciò non facilita i rapporti con questo mercato di riferimento e con cui le relazioni internazionali vanno riprese: è indispensabile che il Friuli Venezia Giulia sia protagonista delle relazioni con l’Est. Quotidianamente entrano clandestini dalle frontiere di terra del Friuli.

Serracchiani: portualità e infrastrutture. Con l’approvazione del decreto attuativo il porto di Trieste ha grandissime prospettive, su questo si gioca il futuro e non solo quello di Trieste. Premerà per un accordo con l’Agenzia delle dogane, perché le merci in transito a Trieste devono essere sdoganate a Trieste, cosa che ora non accade. C’è già l’impegno di 83 milioni di euro per Campo Marzio. Occorre monitorare ed estendere il punto franco. Per il rilancio della crocieristica a Trieste serve un ponte ferroviario veloce con Venezia.

Trieste contiene un’area di crisi industriale complessa e si tratta di un’occasione da sfruttare in termini di incentivi ed opportunità per le imprese. Sui Balcani, ricorda a Tondo che Trieste è città della scienza 2020 proprio per implementare la collaborazione con i Paesi dell’Est che è già presente. Sull’internazionalizzazione, puntualizza che il FVG è l’unica regione ad aver stipulato un accordo bilaterale con un’altra regione europea: nel nostro caso, con la Baviera.

Pettarin: estendere ed implementare il GECT (Gruppo europeo di cooperazione territoriale, ndr.) tra i comuni di Gorizia, Nova Gorica e Šempeter-Vrtojba (San Pietro-Vertoiba, fino al 1947 San Pietro di Gorizia, ndr.), vero e proprio laboratorio per l’Europa futura, con cui valorizzare le aree di confine.

Neglie: revisione del Jobs act. A tele proposito, cita il caso della Eaton di Monfalcone. Ancora: la sburocratizzazione; abbassare il carico fiscale complessivo. Anche per il M5S il porto TS è una priorità. Condivide l’ottimismo di Illy ma non trova condivisibile avere addirittura una visione idilliaca della situazione. Sui Paesi balcanici, Neglie si chiede qual è il nostro potere di contrattazione, se non riusciamo neppure a far rispettare le loro quote di immigrazione.

Illy: il Jobs act  è uno strumento di crescita per l’impresa, le imprese sono cresciute del 50% in seguito all’introduzione di questo strumento. Riguardo ai “GECT”, Illy modestamente se ne ritiene un padre fondatore. L’Europa: un’Unione a più velocità è già realtà; gli Stati uniti d’Europa possono partire, anche se con pochi Paesi.

Va promossa l’eccellenza nell’educazione, e nel settore dei beni culturali va allargata la competenza del Friuli Venezia Giulia qual Regione a Statuto speciale.

Infine i i trasporti: bene la 3A corsia dell’autostrada, ma bisogna quadruplicare la linea ferroviaria Monfalcone-Trieste. È un’opera già presente nell’accordo stato-regione ma va finanziata adeguatamente. I 6 km di ferrovia da Trieste a Capodistria vanno costruiti assolutamente per portare in aeroporto i viaggiatori per e dalla vicina Slovenia.

Tiziana Melloni


* Nell’economia lineare il prodotto è la fonte della creazione del valore; i margini di profitto sono basati sulla differenza fra prezzo di mercato e il costo di produzione; per aumentare i profitti si punta a vendere più prodotti e a rendere i costi di produzione più bassi possibile. L’innovazione tecnologica punta a rendere i prodotti rapidamente obsoleti e a stimolare i consumatori ad acquistare nuovi prodotti. I prodotti di breve durata sono preferiti perché sono più a buon mercato e la lunga durata e la riparazione sono evitati perchè è più redditizio vendere nuovi prodotti che mantenere e riparare quelli vecchi.

Nell’economia circolare i prodotti sono parte di un modello di business integrato, focalizzato sulla fornitura di un servizio. La competizione è basata sulla creazione di un valore aggiunto del servizio di un prodotto e non solo sul valore della sua vendita. I prodotti sono parte degli asset dell’impresa e la responsabilità estesa del produttore guida la longevità del prodotto, il suo riuso, la sua riparabilità e riciclabilità.

(Edo Ronchi, “Economia lineare ed economia circolare, quali le differenze” in Huffington Post 10/11/2017)

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