Vaccini obbligatori: fermezza ma con buon senso in FVG per non far perdere 3 mesi di scuola

Trieste – È scaduto il 10 marzo il termine per mettersi in regola con la legge sull’obbligo vaccinale. Come previsto dalla norma firmata dalla ministra Beatrice Lorenzin, le autocertificazioni consegnate prima dell’inizio dell’anno scolastico (alle quali molti genitori hanno fatto ricorso anche per le difficoltà logistiche dei primi mesi) vanno sostituite con la certificazione “comprovante l’avvenuta vaccinazione”.

E non sono previste proroghe alla scadenza: lo precisa in una nota lo stesso ministero della Salute. Il termine del 10 marzo, sottolinea il ministero, “vale per tutte le Regioni, anche per quelle che hanno aderito alla procedura semplificata. Il termine del 10 marzo è fissato dalla legge e ne consegue, ribadisce il ministero, che “nel caso non si sia adempiuto agli obblighi vaccinali entro il 10 marzo, è vietato l’accesso per asili nido e scuola infanzia (0-6 anni) sino a quando il minore non sarà vaccinato o non avrà regolarizzato la propria posizione vaccinale.

Per i ragazzi della scuola dell’obbligo (6-16 anni) scatta la procedura che può portare ad una sanzione pecuniaria da 100 a 500 euro. In ogni caso, i bambini (0-6 anni) saranno immediatamente riammessi a scuola nel momento in cui dimostrino di essere in regola.

In Friuli Venezia Giulia i dirigenti scolastici, tramite la presidentessa regionale dell’Associazione nazionale presidi, Teresa Tassan Viol, fanno sapere che “non siamo dei gendarmi” ma sul nostro territorio “non c’è chiarezza sul da farsi”.

“In settimana ci incontreremo tra presidi per decidere una linea comune”. Nei giorni scorsi la Regione Fvg, dotata di anagrafe vaccinale, aveva diramato un protocollo a scuole e ASL in cui invitava le scuole a non escludere dopo il 10 marzo nessun bambino da nidi e istituti dell’infanzia e dava tempo fino al 10 maggio alle aziende sanitarie per trasmettere i dati sulle vaccinazioni alle segreterie delle scuole.

“È giusto che i presidi del Friuli Venezia Giulia, in accordo con l’Ufficio scolastico regionale, adottino una linea comune in termini di vaccinazioni, per evitare confusione tra le famiglie. In ogni caso credo che il buon senso possa far da guida permettendo di arrivare serenamente al completamento dell’anno scolastico senza escludere nessun bimbo”. Così l’assessora regionale alla Salute Maria Sandra Telesca.

Telesca conferma che “la direzione centrale Salute ha dato non disposizioni ma indicazioni, proprio invitando le scuole a non allontanare dopo il 10 marzo nessun bambino iscritto ai nidi e agli istituti dell’infanzia”.

“Del resto la direzione – spiega – si è mossa in linea con quanto richiesto dal Consiglio regionale il quale, con un ordine del giorno approvato all’unanimità già a metà dicembre dello scorso anno, ha raccomandato di consentire la conclusione dell’anno scolastico in corso a tutti i minori regolarmente iscritti nelle scuole dell’infanzia regionali. E questo a prescindere dal completamento dell’iter vaccinale, privilegiando pertanto la continuità educativa”.

“Quell’ordine del giorno – così ancora Telesca – ha anche chiesto al Governo di voler considerare l’anno in corso come transitorio ai fini della Legge 119/17, che ha dettato disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale”.

“Naturalmente la nostra posizione sulle vaccinazioni rimane ferma. Le vaccinazioni vanno fatte e in questa direzione va il nostro impegno, anche con un un’opera di sensibilizzazione. E ad ogni modo i genitori che non vaccinano i bambini possono comunque incorrere in sanzioni. Tuttavia a soli tre mesi dalla fine dell’anno scolastico è opportuno non creare ulteriori problemi e apprensioni”.
“Aver dato alle aziende sanitarie tempo fino al 10 maggio per trasmettere alle segreterie delle scuole i dati sulle vaccinazioni avvenute – conclude l’assessore alla Salute – mi sembra una decisione ragionevole, che può aiutare i presidi a fare la scelta più opportuna”.

Ricordiamo che i due gruppi Lega Nord e Movimento 5 Stelle, in pole position per la formazione del nuovo governo, in campagna elettorale si erano detti contrari al decreto Lorenzin sostenendo il principio “raccomandazione – non obbligo”.

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