Buoni spesa come moneta locale a Talmassons: apripista per una valuta tutta FVG?

Talmassons – Scade il 31 ottobre il termine per le domande di sussidi erogati dal Comune di Talmassons per le famiglie con Isee fino a 30mila euro.

La notizia non avrebbe nulla di sensazionale se non che l’agevolazione non è fornita in euro, ma in buoni spendibili presso i negozi convenzionati situati nel comune.

L’operazione è stata denominata appunto “Una spesa… in comune”.

“I buoni spesa – si legge nell’avviso comunale – del valore di cinque euro ciascuno, sono spendibili per l’acquisto di beni significativi per la vita familiare presso esercizi commerciali e operatori agricoli che esercitano la vendita al dettaglio convenzionati”.

Tra i beni acquistabili ci sono alimentari e bevande analcoliche, prodotti per la pulizia della casa e per l’igiene personale, medicinali e medicali, abbigliamento, scarpe, ricambi per biciclette, legna e pellet.

Entra così in sordina, e solo per una definita categoria di persone, anche in Friuli Venezia Giulia il concetto di “moneta complementare”, cioè un valore di scambio dedicato ad un’area o ad una convenzione tra consumatori e produttori.

Era il 2009 quando in Inghilterra nacque il “Brixton Pound”, una valuta complementare circolante tra gli abitanti e le realtà commerciali del popolare distretto londinese di Brixton (Regno Unito), la moneta che, come dice il motto (nella foto) “resta appiccicata a Brixton”.

L’idea è nata a partire dalla crisi del credito per riportare l’attenzione delle persone sul territorio, sulle risorse e sul lavoro: “Il denaro è un anello di ferro che ci siamo messi al naso. Abbiamo dimenticato di averlo progettato noi, ed ora è esso che ci trascina” scrive Bernard Lietaer, economista e banchiere belga, creatore dell’ECU (European Currency Unit), l’unità di scambio europea da cui nacque l’euro.

Secondo Lietaer, persone e imprese oggi non competono per le risorse e i mercati, bensì competono per il denaro, sfruttando risorse e mercati per ottenerlo. Le valute locali invece rimettono al centro la comunità e aiutano ad apprezzare e non disperdere le risorse del luogo.

In tutt’Italia ne circolano una decina in altrettante regioni: Sardegna (Sardex), Veneto (Venetex), Piemonte (Piemex), Emilia Romagna (Liberex), Marche (Marchex), Lazio (Tibex), Sicilia (Sicanex), Abruzzo (Abrex), Lombardia (Linx), Umbria (Umbrex), Molise (Samex), Campania (Felix).

Riuscirà Talmassons a fare da apripista ad un valore di scambio tutto made in FVG e come lo chiameremo? Aquilex?

Certo alla nostra Regione non mancano prodotti unici ed eccellenti che i consumatori locali già apprezzano da tempo e che sarebbero felici di acquistare con una valuta che permetterebbe agli aderenti di aumentare in modo consistente il volume d’affari e di generare profitti che restano in loco.

Lo dimostra la più “antica” moneta complementare regionale italiana, il Sardex, nato nel 2010, che ha generato scambi commerciali per un valore pari a 50 milioni di euro (dati 2015).

Per saperne di più sul Sardex: sardex.net

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