Confcooperative Fvg: coronavirus rischia di determinare contraccolpi gravissimi all’economia

Trieste – Il coronavirus rischia di determinare sull’economia regionale contraccolpi gravissimi. Confcooperative Fvg – centrale cooperativa con 600 imprese associate con circa 15.000 addetti complessivi – traccia un quadro dettagliato delle ricadute dello stato di emergenza che ha comportato la chiusura al pubblico di numerosi servizi e strutture e le cancellazioni di eventi e prenotazioni sull’intero territorio regionale.

«Negli ultimi tre giorni, si sono moltiplicate segnalazioni estremamente preoccupate da parte dei nostri associati. Il settore dei servizi è toccato più di ogni altro in quanto le attività che si svolgono a contatto con il pubblico sono quelle che, al momento, stanno risentendo maggiormente», è l’allarme di Giuseppe Graffi Brunoro, presidente di Confcooperative Fvg.

«Considerando l’insieme dei settori interessati, i lavoratori colpiti dal blocco delle attività sono più di 1.500, più del 10 per cento dei dipendenti. Una situazione palesemente insostenibile che, in taluni settori specifici – in particolare quelli legati all’ambito scolastico, servizi di pulizia, mense, asili nido e scuole dell’infanzia – rischia di tradursi nell’azzeramento quasi totale di quella voce di fatturato», aggiunge Nicola Galluà, segretario generale di Confcooperative.

Sabato 29 febbraio Confcooperative ha inviato un dossier all’Amministrazione regionale, segnalando e quantificando l’impatto economico settore per settore. Numeri impressionanti che per l’Organizzazione richiedono un intervento deciso delle Istituzioni.

«Sono assolutamente urgenti misure economiche straordinarie di carattere compensativo: qualora il peso dell’emergenza restasse a carico delle imprese colpite rischia di avere gravi ricadute occupazionali e minare la solidità di numerose aziende: e questo, anche indipendentemente dal ritiro o dall’alleggerimento dell’ordinanza sanitaria, dal momento che alcune ricadute avranno un impatto durevole nel tempo. Si faccia tutto il necessario, agendo in particolare con misure fiscali di carattere straordinario», è la richiesta di Graffi Brunoro.

Tra le misure richieste da Confcooperative Fvg: la cassa integrazione in deroga, attraverso uno specifico decreto legge; la sospensione temporanea del pagamento dei mutui; il differimento del pagamento di imposte e contributi previdenziali per tutta la durata della crisi e la definizione di un regime fiscale agevolato a compensazione delle perdite determinate dall’emergenza e aiuti a fondo perduto per quelle cooperative che subiscono cali irrecuperabili di fatturato di medio periodo a causa dell’emergenza.

Cultura

Nel settore dello spettacolo, sono numerose le date cancellate, sia per quanto riguarda le tournée di produzioni realizzate da imprese teatrali regionali, sia per quanto riguarda la chiusura dei teatri. Ogni data cancellata comporta un danno valutabile a diverse migliaia di euro per le imprese teatrali. Decine i lavoratori sospesi.

Anche le imprese dell’indotto e dei servizi per concerti, spettacoli e produzioni audiovisive hanno già quantificate in decine di migliaia di euro i danni che subiranno a causa del blocco: lavori annullati all’ultimo e disdette che arrivano anche perché, molte imprese del settore, operano pure in Veneto e Lombardia. La chiusura di musei, gallerie e biblioteche, poi, nella maggior parte dei casi non fa venir meno importanti costi gestionali (personale di back office, pulizie) che gravano sui gestori, il tutto complicato dall’incertezza normativa che accompagna lo status dei lavoratori interessati dal blocco delle attività.

«La cancellazione delle gite scolastiche comporta la paralisi nel settore museale, dei centri visita e didattici – aggiunge Serena Mizzan, rappresentante del settore culturale di Confcooperative Fvg -. Anche una formale riapertura a livello regionale non risolverà il problema, perché le scuole non affluiranno dalle altre regioni (e il turismo scolastico è soprattutto extra regionale) e, soprattutto, la preoccupazione diffusasi porta molti dirigenti scolastici a cancellare definitivamente, per il 2020, le uscite didattiche. Si tratta di ricavi non più recuperabili».

Trasporto

Quello delle visite di istruzione e didattiche rischia di essere il settore più colpito: il blocco di viaggi d’istruzione e visite didattiche – già prorogato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri fino al 15 marzo – potrebbe determinare l’annullamento totale dell’attività nella stagione primaverile anche nel trasporto persone (pullman turistici), co0nsiderata pure la difficoltà di riprogrammare le attività da parte delle scuole anche qualora il bando non venisse ulteriormente prorogato.

«Per il nostro settore – dice Luigi Donatone, rappresentante del settore Trasporto persone di Confcooperative Fvg -, la previsione è che un blocco fino a tutto marzo determinerebbe una contrazione del fatturato del 15 per cento. Alla cancellazione delle visite d’istruzione si aggiunge il rischio che vengano meno anche le prenotazioni da clienti austriaci, preoccupati dalle incertezze per la situazione italiana e che, al momento, stanno valutando se disdire o meno le loro prenotazioni».
Anche i taxi stanno registrando l’effetto collaterale della crisi: un calo del 40-45 per cento delle chiamate, secondo i dati raccolti dalle cooperative di radiotaxi.

Servizi

La sospensione delle lezioni impatta tutto l’indotto dei servizi scolastici: sono svariate decine i lavoratori sospesi dall’attività a causa della chiusura delle mense scolastiche, dei servizi di preaccoglienza e doposcuola.

j«Nell’ambito sociale, sono stati sospesi dal lavoro circa 1.100 addetti delle cooperative sociali che gestiscono vari servizi, in particolare asili nido e centri diurni», sottolinea Luca Fontana (Federsolidarietà Fvg). Fermo, ovviamente, l’intero sistema delle scuole paritarie, anch’esso interessato dal blocco come tutte le scuole. Fermi anche i centri di formazione professionale e relativi docenti e impiegati.

Agroalimentare

Anche il comparto agroalimentare inizia a sentire i contraccolpi dell’emergenza. Le cooperative, segnalano casi di catene distributive estere che non confermano gli ordini, in attesa di capire meglio la situazione italiana (a esempio, Slovenia e Austria); clienti esteri che hanno già notificato alle imprese un obbligo di comunicazione dei casi di contagio sul personale entro 24 ore dalla diagnosi positiva e richieste di imposizione di certificazioni/autocertificazioni di assenza del virus; richieste generalizzate di rassicurazioni circa la capacità delle imprese di continuare a fornire il prodotto, sia sotto il profilo del personale che delle materie prime e mezzi tecnici sufficienti all’attività d’impresa.

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