Contestazioni alla cerimonia del 25 aprile alla Risiera di San Sabba

Trieste – Mercoledì 25 aprile, nella ricorrenza del 73°anniversario della Liberazione, alle ore 11.00, alla Risiera di San Sabba, si è tenuta la solenne cerimonia commemorativa, presenti le autorità civili, militari e religiose e il picchetto del Reggimento Piemonte Cavalleria secondo.

Come sempre, accanto alle autorità locali con i rispettivi gonfaloni, erano presenti i rappresentanti e i labari di vari gruppi ed Enti, delle Associazioni dei deportati e perseguitati politici antifascisti, dei partigiani, dei volontari della libertà, dei caduti, delle associazioni combattentistiche e d’arma, dei sindacati e del Comitato Internazionale del lager nazista della Risiera di San Sabba. Presente anche la bandiera della Brigata Ebraica.

Nel corso della cerimonia ci sono state contestazioni durante gli interventi del sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, e del rabbino della città, Alexander Meloni.

«A 73 anni di distanza – ha detto Dipiazza – se insieme vogliamo realmente superare i drammatici fatti del ‘900, di cui questo luogo rappresenta parte di quell’orrore nazista, credo che i tempi siano maturi per riconoscere che la Resistenza è patrimonio della nazione, non di una fazione».

Così ha proseguito: «Libertà, pace, democrazia sono state le parole d’ordine di tantissimi giovani, donne e uomini che al fianco degli eserciti alleati hanno combattuto e sacrificato le proprie vite, affinché queste parole diventassero i valori su cui si fonda la costituzione della Repubblica italiana e su cui è nata poi l’Unione europea».

«Che la guerra partigiana non fu soltanto un affare dei comunisti è una verità conosciuta da sempre, ma a lungo taciuta. C’erano i partigiani cattolici, monarchici, socialisti…  La resistenza non è una “cosa di sinistra”, è un periodo storico composto da tante sofferte storie personali e di comunità che insieme seppero interpretare i valori profondi della civiltà italiana ed europea».

«Libertà, pace, democrazia … questi valori sono impressi nella nostra costituzione e sono il faro delle nostre istituzioni, dei loro rappresentanti, degli italiani tutti e di tutte le comunità che qui vivono in armonia».

Le parole del sindaco sono state coperte dai fischi e da grida di “vergogna” e  “fascista”. Sventolando fazzoletti rossi verso il cielo i contestatori hanno cominciato a intonare il canto “Bella Ciao”. La contestazione è proseguita fino a quando il sindaco non ha concluso il suo intervento, che non ha interrotto.

Analoghe proteste quando ha preso la parola il rabbino, Alexander Meloni. Quando poi sono comparse bandiere palestinesi, la comunità ebraica ha abbandonato la cerimonia.

La cerimonia ha visto la deposizione di una corona d’alloro da parte del prefetto di Trieste Annapaola Porzio, dell’assessore regionale alla Cultura e del sindaco di Trieste, dai sindaci dei comuni di Duino Aurisina/ Devin-Nabrežina, Monrupino/Repentabor, Muggia, Sgonico/Zgonik, San Dorligo della Valle/Dolina e dai rappresentanti dei gruppi e delle Associazioni.

Sono intervenuti Gianluca Maresca, lavoratore, a nome dei sindacati Cgil Cisl e Uil, del sindaco di Trieste e del primo cittadino del Comune di Monrupino/Repentabor.

Si sono svolti anche i riti religiosi: cattolico, officiato dall’arcivescovo mons. Giampaolo Crepaldi; greco-ortodosso, con l’archimandrita Grigorios Miliaris; serbo-ortodosso, a cura di padre Raško Radović. Per la Comunità evangelica il rito è stato officiato dal pastore delle Comunità evangeliche elvetica valdese e metodista Dieter Kampen.

Il rito ebraico, a cura del rabbino Alexander Meloni, si è interrotto a causa della contestazione.

A conclusione, il concerto del Coro partigiano triestino.

Il Comune di Trieste, in occasione del 73° anniversario della Liberazione, ha organizzato un articolato programma di manifestazioni culturali che può essere consultato sul sito www.triestecultura.it

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