Franco Rotelli: uno che il mondo lo voleva cambiare

Trieste – Lo scorso sabato 18 marzo, presso la chiesa di San Pasquale, nel parco dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste si sono svolte le esequie di Franco Rotelli, celebrate dal fratello sacerdote.

Del rivoluzionario psichiatra, che è mancato lo scorso 16 marzo all’età di 80 anni, pubblichiamo il ricordo dello scrittore e giornalista triestino Silvano Magnelli, che era presente alla celebrazione.

Nella vita esistono persone davvero strane e imprevedibili, si mettono in testa ciò che quasi sempre non c’è nelle teste umane, ovvero che il mondo va cambiato, reso migliore, più giusto, che nessuno deve essere messo in un angolo, dimenticato e disprezzato. E per fortuna ci sono, non sono mai mancati nei secoli, non mancheranno mai, arrivano di soppiatto, sotto spoglie di normalità, poi si mettono a nuotare controcorrente , come i salmoni, sentono il profumo della sorgente e non mollano, anche se non sono capiti o peggio vengono osteggiati.

Uno di questi era il dottor Franco Rotelli, cremonese di nascita, triestino di adozione, spalla indispensabile del grande pioniere della psichiatria che è stato Franco Basaglia.

Rotelli se n’è andato in questi giorni a 80 anni, dopo aver simboleggiato e realizzato con altri psichiatri una vera e propria rivoluzione nel campo della psichiatria. Tenace come pochi, molto intelligente, audace, generoso, molto umano, ha svolto più ruoli nella sanità pubblica tra cui il Direttore di Aziende Sanitarie , ma soprattutto come psichiatra liberante la figura del malato psichico da quell’alone di timore, di paura e di estraneità, che da sempre la società gli aveva riservato.

Convinto che i manicomi erano un retaggio del passato, Rotelli con la sua squadra di specialisti ne volle abbattere le mura stesse, rendendo più libera e integrata la vita di quei malati, visti prima di tutto come persone e non solo come “matti”. La riforma Basaglia ha fatto poi il giro del mondo ed ha rivoluzionato l’intera materia, creando centri di assistenza territoriale e in seguito anche le strutture di servizio pubblico sanitario territoriale come i Distretti e le Microaree.

Al funerale c’erano tutti i suoi numerosi estimatori, tra cui i suoi “matti”, e ancora un popolo di amici del cambiamento che attraversa l’intera città di Trieste, avvolgendola in una sana atmosfera di libertà dalle discriminazioni di chi già patisce tanto.

Bellissimi tutti gli interventi di omaggio a Franco Rotelli, ma spiccava in particolare il commosso ricordo nella omelia del fratello Gian Giacomo, sacerdote gesuita, che si è espresso con parole dal valore universale, in cui tutti, credenti o meno, si sono ritrovati.

Il fratello ha infatti parlato di vita comunicata e ricevuta da Franco, di bene fatto e ricevuto, ovvero di quanto sta a cuore al Dio di Gesù, che gli si creda o meno, citando Etty Hillesum, ebrea morta in un campo di concentramento, che credeva alla forza della vita che scaccia la morte che è dentro di noi.

Alla fine, in mezzo a tanta gente è arrivato anche il famoso Marco Cavallo, simbolo di una liberazione, che è di per sè terapeutica, oltre che civile e doverosamente umana.

Silvano Magnelli

[Nella foto; Franco Rotelli  (Wikimedia Commons)]

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