Giunta Fedriga, il programma di governo: no ad imposizioni ai comuni, rivedere riforma sanitaria

Trieste – Il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, ha illustrato martedì 29 maggio in Consiglio regionale il programma di governo per la XII legislatura, ovvero per il quinquennio 2018-23.

Prima di addentrarsi nell’illustrazione delle linee guida del programma, il governatore ha ringraziato “i cittadini del Friuli Venezia Giulia che, con il loro voto, hanno deciso di riporre la loro fiducia in me e nella coalizione che mi sostiene” e i dipendenti della Regione: ”A chi lavora in Regione mi piacerebbe restituire lo stesso orgoglio che avvertiamo noi nel servire la nostra gente, quel senso di appartenenza alle istituzioni che troppo spesso è stato messo in discussione, alimentando una narrazione fortemente negativa nei confronti dei dipendenti”.

Fedriga ha teso la mano all’opposizione evidenziando che i risultati si ottengono con “il dialogo e non con le imposizioni. Un rapporto costruttivo, mirato a riportare serenità nelle istituzioni e a ricucire gli strappi tra la politica e una società sempre più sfiduciata”.

Chiedendo, in conclusione di premessa, “la massima collaborazione tanto alla maggioranza quanto all’opposizione, nell’evidente ed esclusivo interesse del Friuli Venezia Giulia”, Fedriga ha spiegato quanto sia “fondamentale prendere coscienza che, oggi più di ieri, la funzione della mano pubblica non possa limitarsi a fare freddamente proprie le istanze del territorio ma debba svilupparsi attraverso l’incentivazione di un costante interscambio con i cittadini, le imprese e le categorie economiche al fine di soppesare ogni azione sulla bilancia di chi andrà realmente a incassare i dividendi o a pagare gli interessi sulle decisioni assunte a livello politico”.

Nel dettaglio delle tematiche, sono salute, immigrazione e assetti territoriali le priorità della nuova Giunta, temi su cui del resto si era giocata la campagna elettorale.

Sulle Uti, ribadendo quanto annunciato nei giorni scorsi, Fedriga ha detto che “misure coercitive e sistemi fondati su penalizzazioni di qualsivoglia natura vanno sostituiti da modelli di area vasta che, indipendentemente dal loro nome di battesimo, poggino sui princìpi di libera associazione, efficientamento dei servizi e salvaguardia delle specificità”.

La politica fiscale è l’incentivo che serve all’economia regionale: “il traino all’economia dovrà pertanto essere garantito da una riduzione dell’Irap, per permettere alle imprese di avere un rapporto più agile con la pubblica amministrazione e soprattutto di impiegare le risorse resesi disponibili sull’innovazione e sull’assunzione di personale, energizzando così il mercato del lavoro. Il taglio delle tasse, abbinato alla sburocratizzazione, mirerà inoltre a richiamare nuovi investitori, invogliando le imprese a puntare sul Friuli Venezia Giulia in virtù di regimi fiscali agevolati, penso a specifiche Zone Economiche Speciali Regionali, prospettiva alla quale guardo con grande interesse, oltre ovviamente ai Punti Franchi che già adesso rendono il Porto di Trieste unico nel mondo”.

Quanto alla sanità, il governatore ha affermato che “una nuova riforma non rappresenta in sé e per sé la soluzione per cambiare la rotta” e “qualsiasi intervento deve essere conseguenza di una precisa definizione delle risorse economiche da destinare al Sistema sanitario regionale”.

Il contributo dei professionisti e un processo di informatizzazione dovranno essere affiancati – ha detto Fedriga – da “una revisione dell’attuale assetto, individuando una equilibrata e coerente distinzione tra i processi delle strutture ospedaliere e del servizio territoriale, che però, ovviamente, devono mantenere la loro complementarietà. Tutto ciò prevedendo un unico punto di governo per la pianificazione, il coordinamento ed il controllo del Servizio sanitario regionale”.

Infine l’immigrazione, uno dei punti forti della Lega: “Un tema – ha affermato Fedriga – che ha acceso il dibattito non solo in campagna elettorale, la cui risoluzione, per ampiezza di portata e complessità, non può naturalmente esaurirsi entro i confini del Friuli Venezia Giulia”.

“Sono tuttavia convinto – ha aggiunto – che, anche in un quadro in cui Governo e istituzioni comunitarie recitano la parte dei leoni, la Regione debba tenere il punto, forte del mandato popolare che ha palesato i disagi di una politica di accoglienza diffusa bocciata senza appello da una larghissima fetta della cittadinanza”.

Liberando il campo da possibili equivoci, il governatore si è dichiarato “fermamente convinto che ogni essere umano meriti di essere trattato con dignità e rispetto e su questo non tollero speculazioni. Ciò premesso, sono altrettanto consapevole che l’assenza di paletti a delimitare i confini tra il giusto orientamento umanitario di una comunità e l’assurda vocazione di questa a farsi carico di chiunque venga a bussare alle sue porte risulti nociva, quand’anche non potenzialmente letale”.

“Chi entra illegalmente nel nostro Paese – ha quindi spiegato Fedriga – commette un reato” rispetto al quale, ha sottolineato, “non c’è possibilità di smentita”.

“Far sentire la voce del Friuli Venezia Giulia nelle sedi opportune – ha annunciato il governatore – è dunque un compito che intendo assolvere personalmente per non venire meno agli impegni assunti e per lenire le situazioni di conflittualità generate da soluzioni del passato che ritengo, fuori da ogni giro di parole, assolutamente sbagliate”.

Nel dettaglio, Fedriga ha parlato di “area di confine con numerosi punti nevralgici – penso in primo luogo al Porto di Trieste ma anche a valichi che, con l’allargamento dell’Europa, hanno perso la loro caratteristica originaria di filtri – e, di conseguenza, un territorio che necessita, ben più di altri, di maggiori attenzioni per prevenire che insorgano e, ove opportuno, vengano tempestivamente soppresse criticità che pongano a repentaglio la sicurezza dei cittadini”.

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