Grande derivazione d’acqua a uso idroelettrico: approvata la ripartizione di energia fra enti locali

Trieste – Dopo il ritiro di due emendamenti da parte del capogruppo dem Diego Moretti e di Emanuele Zanon (Regione Futura), nonché l’accoglimento all’unanimità (con parere favorevole dell’assessore stesso) di una risoluzione avanzata dallo stesso esponente del Pd, la IV Commissione consiliare, presieduta da Mara Piccin (Forza Italia), ha promosso la delibera sulle ripartizioni tra Comuni e Comunità di montagna, legate alla cessione di energia a titolo gratuito da parte dei concessionari di impianti di grande derivazione d’acqua a uso idroelettrico

L’approvazione è avvenuta a maggioranza con astensione dell’Opposizione (largamente anticipata quella del Pd), ma con voto favorevole del M5S.

L’oggetto della votazione era legato all’obbligo per i concessionari di fornire gratuitamente energia elettrica alla Regione Friuli Venezia Giulia e da destinarsi al 100% alle Comunità di montagna (20%) e ai Comuni (80%) interessati dalle derivazioni per circa un milione e 200mila euro complessivi.

La ripartizione aveva ricevuto il via libera da un comitato ristretto di sindaci istituito dal Consiglio delle Autonomie locali (Cal), ma in seguito aveva suscitato alcune perplessità soprattutto da parte della Comunità della Carnia.

“I criteri per le ripartizioni tra Comuni e Comunità di montagna – ha precisato l’assessore all’energia e ambiente Fabio Scoccimarro – legate alla cessione di energia a titolo gratuito da parte dei concessionari di impianti di grande derivazione d’acqua a uso idroelettrico, sono stati scelti dopo aver ascoltato il territorio e, solo allora, sono arrivate le conseguenti decisioni di sintesi da parte nostra. Si è trattato di un confronto molto lungo e articolato con i rappresentanti dei Comuni che hanno dichiarato di aver raggiunto un accordo con le Comunità. Ovviamente, tali criteri valgono per questo tipo specifico di regolamento; per quelli immediatamente successivi, come quello in materia di canoni, potrebbe invece essere fatto un ragionamento diverso, perché cambieranno molto anche gli importi in gioco”.

L’assessore Scoccimarro, insieme ai suoi uffici, ha quindi dettagliato riguardo le tipologie di canoni legati agli impianti idroelettrici, introducendo i canoni Bim (beneficiari i bacini imbriferi montani e i consorzi di enti locali) e i sovracanoni rivieraschi (beneficiari Comuni e Province). Sono state anche confermate le attività di consulenza da parte di un advisor specializzato composto da uno studio legale di Torino, uno ingegneristico di Cuneo e uno di commercialisti ancora del capoluogo piemontese, definito “un supporto indispensabile, sia per uno studio preliminare verso il nuovo regolamento sui canoni, sia in prospettiva della creazione della nuova società energetica regionale legata alla norma stessa”.

Interventi dei consiglieri

La lunga serie di interventi è stata aperta da Diego Moretti (PD) che ha chiesto, e successivamente ottenuto, la conferma da Scoccimarro che i criteri di suddivisione non saranno necessariamente confermati anche per i prossimi atti regolamentari, deputati a regolamentare il comparto delle concessioni per le grandi e piccole derivazioni e, in particolare, i futuri canoni demaniali.

Emanuele Zanon (Regione Futura) ha aperto il dibattito generale anche alla monetizzazione alternativa e ai punteggi assegnati, ricordando che “questa legge vincola la destinazione dei benefici che non si possono infatti utilizzare per progetti di area vasta. Parliamo di un’indennità, un ristoro o una compensazione nei confronti dei Comuni danneggiati da vincoli, gravami, fonti di pericolo e danneggiamenti del territorio a causa delle strutture idrauliche. E tutto ciò va loro riconosciuto”.

Il pentastellato Cristian Sergo ha rimarcato come “la decisione di riparto dovrebbe spettare ai territori sulla base delle rispettive problematiche, nonché di obiettivi ed esigenze. Mi auguro che sia rispettata l’impostazione suggerita dai sindaci”. Il leghista Luca Boschetti ha ribadito (citando anche i casi specifici di Cercivento, Treppo Ligosullo, Paularo e Arta Terme) che “il riparto 80-20% rischia di creare forti disparità. Auspico perciò un tavolo con il coinvolgimento dei sindaci per evitare che lo stesso sistema venga utilizzato anche per i riparti dei canoni da 13 milioni di euro”.

Giampaolo Bidoli (Patto per l’Autonomia), in modalità telematica, ha sottolineato “l’importanza di proseguire speditamente. Il gruppo dei sindaci indicati dal Cal ha svolto con trasparenza e impegno il compito assegnato, condividendo le proposte elaborate con tutte le Amministrazioni. Meglio parlare di risarcimento che di compensazione”. Anche il collega di partito Massimo Moretuzzo ha diversificato le esigenze “di parziale risarcimento a territori che hanno subito opere impattanti con un milione e 200mila euro in ballo, rispetto l’ammontare ben superiore di 13 milioni legato ai canoni che impone il tema dell’area vasta”.

Furio Honsell (Open Sinistra Fvg) ha invece menzionato “l’attesa delle comunità per ottenere una possibilità di riscatto. Queste cifre non rendono però giustizia alla gravità del problema e serve un cambio di passo nella tutela del territorio. Comunque, non è su questo riparto che si gioca il futuro dell’equità ambientale che si pretende”. Mariagrazia Santoro (Pd), dal canto suo, ha fatto presente “quanto tutti noi consiglieri abbiamo dato a questa legge condivisa all’unanimità e sulla cui attuazione è necessario lavorare insieme”.

Il civico Tiziano Centis (Cittadini) ha espresso la volontà di “capire se il riparto sia stato condiviso e analizzato all’interno dei Comuni e delle Comunità montane”, mentre ancora sul versante dem Nicola Conficoni ha auspicato “di poter unire i Comuni che hanno subito e subiscono gli impatti con quelli tendenzialmente esclusi dai benefici, unendoli in una prospettiva di rilancio”.

Nella foto: il lago di Selva con la diga (Val Tramontina, PN). Da archivio T.M.

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