“Italia Domani”: a Trieste i ministri Gelmini e Patuanelli per illustrare il Piano di Ripresa e Resilienza (PNRR)

Trieste – Si è svolta a Trieste il 22 aprile la nuova tappa di “Italia Domani – Dialoghi sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”, il ciclo di incontri promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per comunicare con cittadini, imprese e Amministrazioni locali sui contenuti e le opportunità del PNRR.

Il Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Stefano Patuanelli, e il Ministro per gli affari regionali e le Autonomie, Mariastella Gelmini, hanno illustrato i progetti per la città, i vantaggi per il territorio, il ruolo degli enti locali nell’attuazione del PNRR e le modalità per accedere alle risorse.
Sono intervenuti il Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, e il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza.

“Nella sostanza – ha detto il ministro Mariastella Gelmini – l’impianto del Pnrr è confermato, soprattutto per quanto riguarda le riforme. Rispetto allo scenario modificato a causa della guerra in Ucraina, è chiaro che sul caro energia e materie prime il Governo è al lavoro e non da oggi”.

“Anche prima dell’attacco della Russia all’Ucraina – ha spiegato il ministro – stavamo già lavorando a queste tematiche, continuiamo a intensificare gli sforzi in questa direzione. Sappiamo che l’obiettivo principale del Governo è il mantenimento dei posti del lavoro e del nostro sistema di lavoro che non si può fermare”.

Il Governo, ha ribadito, “tende a confermare l’impianto del Pnrr perché è frutto di una procedura negoziale. Al tempo stesso si rende conto che lo scenario internazionale è completamente cambiato e condizionato dal caro sulle materie prime e sull’energia e quindi su questo la missione 2, legata alla transizione ecologica, la stiamo modificando con il ministro Cingolani perché vogliamo rafforzare la produzione di energia da fonte rinnovabile nel nostro Paese attraverso una drastica opera di semplificazione delle autorizzazioni. Stiamo inoltre diversificando i mercati dove approvvigionarci di gas e stiamo lavorando attraverso il sistema dell’idrogeno”.

“Al momento il Friuli Venezia Giulia riceverà, per effetto del Pnrr, circa 1 miliardo e 300 milioni di euro. Direttamente per la Regione sono circa 360 milioni: si va dagli interventi per l’edilizia residenziale pubblica e la qualità dell’abitare, agli interventi per la sanità territoriale, l’edilizia ospedaliera e la digitalizzazione dei servizi sanitari (151 milioni di euro); agli interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico per quasi 30 milioni di euro; alle politiche attive del lavoro e alla formazione”.

“Il porto di Trieste – ha concluso Gelmini – ha a disposizione circa 440 milioni di euro in particolare per il progetto delle Noghere e per il Molo VII. Altre risorse, 180 milioni di euro, sono destinate allo sviluppo del Punto franco nuovo. Otto milioni di euro in totale vanno ai lavori di elettrificazione delle banchine del Molo V e di Riva Traiana e delle banchine della Piattaforma logistica”.

Il ministro Patuanelli, da parte sua, ha rimarcato come “Il problema dei costi delle materie prime, delle difficoltà di approvvigionamento e quindi del tempo di attuazione del piano sono variabili che mutano come muta il contesto internazionale e credo sia necessario ragionare su come rendere efficace la spesa del Piano nazionale”.

“Il Pnrr – ha aggiunto rispondendo a una domanda sugli investimenti per il porto – offre a Trieste gli importi più alti pro capite rispetto a qualsiasi altra città italiana grazie al forte investimento sulle infrastrutture portuali, segno che per il Governo e Governi che hanno realizzato il Pnrr Trieste è il porto più importante italiano e deve continuare a esserlo”.

Così il presidente del Friuli Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, ha commentato al termine dell’incontro: “Penso che il Governo andrà verso un adeguamento del Pnrr rispetto alla nuova situazione internazionale venutasi a creare. Non soltanto per l’approvvigionamento di materie prime e l’aumento dei costi, ma credo anche per un adeguamento rispetto alle nuove esigenze. La crisi della guerra in l’Ucraina ha sconvolto il mondo e ha sconvolto l’Europa e l’Occidente”.

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