Vogliamo tornare a lavorare nelle nostre imprese: appello di Ascom Confcommercio

Pordenone – “La crisi economica del 2008, peraltro tutta italiana, ha mietuto molte vittime tra gli imprenditori e, per evitare che quella di oggi ne provochi ancora di più, è estremamente doveroso procedere alla riapertura immediata delle attività del Terziario, ovviamente nel rispetto delle regole di sicurezza”.

Così afferma con forza il presidente provinciale di Ascom-Confcommercio Alberto Marchiori, che sottolinea come “Il Governo degli esperti (ben 450 persone), così come quello degli ‘annunci’, continua a propinarci con i vari Dpcm, provvedimenti che secondo loro sono del tutto favorevoli alle Imprese. Ma con quale risultato?”

Vediamoli in sintesi:

  1. La cassa integrazione deve ancora essere pagata ai nostri dipendenti;
  2. la liquidità tramite il sistema bancario è tuttora bloccata;
  3. il finanziamento alle micro imprese, sino ad un massimo di € 25.000,00 e nella misura del 25 % dei ricavi dell’anno precedente, è una misura ridicola dalla quale vanno comunque detratti gli importi di affidamento già in essere;
  4. lo spostamento delle imposte di vario genere a fine maggio è un provvedimento valido solo per chi ha avuto un fatturato – rispetto al mese di marzo 2019 – più basso. Anche in questo caso hanno penalizzato le imprese che, causa l’inoperatività e la capacità di produrre reddito, l’hanno registrata fin dall’inizio di marzo;
  5. il contributo per gli affitti commerciali (relativo alla sola categoria catastale C1) fissato nella misura del 60% del canone sotto forma di detrazione fiscale non contempla in nessun modo i mesi a seguire. È chiaro che il peso degli affitti si farà sentire anche dopo la riapertura delle attività causa la riduzione degli acquisti, e ciò si presume debba durare almeno fino a fine anno. Andiamo avanti.
  6. Il contributo di € 600,00 a ogni singolo imprenditore solo la metà (forse) a tutt’oggi lo ha ricevuto. È forse considerato una sorta di reddito di cittadinanza?
  7. È stato imposto il prezzo delle mascherine chirurgiche a € 0,50 senza Iva, garantendone una produzione tutta italiana. Ma dove si trovano? Noi imprenditori siamo riusciti ad acquistarne circa 180mila dalla Cina al costo di € 0,60 più Iva, subendo altresì un blocco doganale di circa 15 giorni. Spero che il risultato non sia quello di bloccare anche queste opportunità.

“Nell’ultima conferenza stampa del presidente del Consiglio sono stati annunciati dei finanziamenti a fondo perduto per le imprese e per il ristoro dei canoni di locazione. Anche qui bene verrebbe da dire, ma quando? In Germania, in Olanda, in Svizzera e in Spagna questi contributi sono stati versati direttamente sui conti correnti dei contribuenti in un arco di tempo compreso fra le 24 ore fino a un massimo di 7 giorni. Per il Paese Italia sono già trascorsi 2 mesi e nulla si è visto nelle tasche degli imprenditori”.

“I due rami del Parlamento sembrano praticamente espropriati del loro ruolo legislativo visto che il Paese viene ormai governato esclusivamente da decreti (Dpcm). A questo punto non è forse opportuno che gli eletti dal popolo Italiano si occupino democraticamente di legiferare, senza passare per le maglie della burocrazia? Oltretutto in un momento di emergenza mondiale perché non dare via libera alle opere infrastrutturali bloccate proprio dal ‘virus della burocrazia’? Un sistema sicuro per incrementare posti di lavoro e sconfiggere, una volta per tutte, ogni forma di assistenzialismo”.

Afferma ancora il presidente Marchiori: “Il Paese ora deve ripartire e solo con un sostegno a tutto il sistema imprenditoriale ne potrà uscire a testa alta. Per quanto riguarda la ‘fase 2’ questa doveva tener conto delle diverse situazioni verificatesi negli ambiti regionali al fine di sbloccare – con le dovute cautele e precauzioni del caso – il mondo del Terziario, congiuntamente a quello dell’Artigianato, dell’Industria e, più in generale, quello del culto religioso e della cultura e dell’istruzione. Guarda caso, invece, sono stati decisi solo ulteriori rinvii alle riaperture che scattano sì dal 4 maggio per alcune tipologie merceologiche, ma si protraggono, poi, fino al 18 maggio per il settore dell’abbigliamento e addirittura al 1° giugno per i Pubblici Esercizi come bar, ristoranti, pasticcerie e gelaterie, oltre ai parrucchieri ed estetiste”.

“Ecco perché i nostri imprenditori sono profondamente delusi e sul piede di guerra contro questo Governo incapace di scelte coraggiose. Forse tutto questo è frutto di una grande improvvisazione messa in atto da ‘apprendisti stregoni’, oppure si tratta di reale abuso di potere?”

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