Centrodestra compatto, netto no da opposizioni: passa in Consiglio regionale il disegno di legge sulle norme elettorali

Trieste – Il Consiglio regionale ha approvato giovedì 21 marzo, a maggioranza (Centrodestra a favore, tutte le Opposizioni contrarie) il Disegno di legge che modifica alcuni aspetti della normativa elettorale per i Comuni.

Vengono introdotte in particolare la possibilità di terzo mandato per i sindaci dei territori fino a 15mila abitanti e la nuova regola sui ballottaggi, d’ora in poi possibili solo se nessun candidato raggiungerà il 40% dei voti al primo turno.

Il clima in aula è stato politicamente acceso anche nella seconda e ultima tranche di discussione sul Disegno di legge n. 15.

Nonostante i due articoli-chiave del DDL portato in Aula dall’assessore Pierpaolo Roberti fossero già stati approvati nel tardo pomeriggio di mercoledì 20 marzo, i consiglieri si sono accalorati su due proposte presentate dai gruppi di minoranza.

Clima acceso in Aula su linguaggio di genere e incompatibilità

Giulia Massolino (Patto-Civica) ha provato a introdurre nel testo il linguaggio di genere, che prevede ad esempio di sostituire il termine “candidato” con “persona candidata”.

“Garantire questa concordanza è un aspetto importante”, ha sottolineato la prima firmataria, supportata dalla dem Manuela Celotti (che ha citato l’opinione favorevole dell’Accademia della Crusca), da Laura Fasiolo del Pd che ha invocato “un salto culturale”, dalla pentastellata Rosaria Capozzi, da Furio Honsell (Open) che ha fatto riferimento al linguista De Mauro e dal capogruppo del Patto-Civica, Massimo Moretuzzo, convinto che “non si tratti di una questione superficiale”. A tutti loro ha replicato Alessandro Basso (FdI), che considera “strumentali e inutili queste posizioni”, convinto che si tratti “di battaglie che non portano a niente. Indipendentemente dalle quote rosa – ha aggiunto Basso – ci sono donne che si candidano e prendono migliaia di voti o che ricoprono ruoli apicali in molti settori”.

Incompatibilità per sindaci e assessori: l’emendamento di Russo (Pd) bocciato

Ampio dibattito anche sull’articolo 10 ante proposto da Francesco Russo (Pd). L’esponente dem ha chiesto di aggiungere al ddl una norma che sancisca l’incompatibilità di sindaci e assessori in carica con i ruoli di parlamentare europeo, membro del Governo, deputato e senatore: “Chi fa l’assessore o il sindaco è impegnato a tempo pieno per la sua comunità”. L’emendamento, sottoscritto da 10 consiglieri del Pd, è stato supportato dal capogruppo dem Diego Moretti (“Come fa un parlamentare a mantenere l’incarico di sindaco o di assessore?), dai colleghi di gruppo Roberto Cosolini e Nicola Conficoni, dal capogruppo del Patto-Civica Massimo Moretuzzo e dal suo collega Enrico Bullian, da Furio Honsell di Open e, nel merito, anche da Serena Pellegrino di Avs.

A fare da controcanto, invece, è stato per primo Markus Maurmair (FdI), che leggendo in Aula alcuni articoli dello statuto del Pd ha accusato il gruppo dem di non rispettarne le indicazioni sulle incompatibilità, facendo riferimento al doppio incarico di consigliere regionale e comunale.

Secondo Maurmair la proposta di Russo “è strumentale e contra-personam, in quanto tutti sappiamo che ci sono esponenti con ruoli amministrativi che intendono candidarsi alle Europee”, riferimento implicito all’attuale sindaco di Pordenone.

Una tesi sottoscritta da Igor Treleani (FdI) e Simone Polesello (Fp). Il “no” definitivo del Centrodestra è stato poi sancito dall’assessore Roberti, che ha ricordato come “la normativa sulle incompatibilità con il Parlamento Europeo esiste già, e non spetta certo alla Regione Fvg modificarla: noi possiamo solo normare le incompatibilità tra Regione ed enti locali del Fvg”.

Raddoppio permessi retribuiti per amministratori part-time proposta da valutare

Disponibilità è stata invece espressa da Roberti a valutare un’altra proposta del Pd, avanzata dal capogruppo Moretti, che suggeriva di venire incontro a sindaci e assessori che non svolgono il loro impegno amministrativo a tempo pieno, raddoppiando le ore di permesso retribuito e stanziando uno specifico fondo. L’esponente dem ha dunque accolto l’invito dell’assessore a ritirare il suo testo.

Dichiarazioni di voto

Le dichiarazioni di voto finali sul ddl 15 hanno ribadito le posizioni espresse nelle due giornate d’Aula. Honsell si è detto “assolutamente non convinto dalle motivazioni addotte dal Centrodestra”, Marco Putto (Patto-Civica) è convinto che “con la nuova norma sul 40% le ammucchiate ci saranno comunque, al primo turno di voto”, mentre Russo ha parlato di “ddl sgraziato, in quanto cambia una legge che in Italia funziona da 30 anni”.

“Sono tutte disposizioni di buon senso”, ha replicato il capogruppo della Lega, Antonio Calligaris, mentre Andrea Cabibbo (FI), citando il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, esponente dem favorevole al terzo mandato dei sindaci, è convinto che “si sia persa l’occasione di trovare punti di contatto”.

Dello stesso parere Mauro Di Bert, capogruppo di Fedriga presidente (“Da parte delle Opposizioni c’è stata totale chiusura a ogni dialogo”), mentre Claudio Giacomelli, capogruppo di FdI, ha accennato “al convitato di pietra di questa discussione: il terzo mandato per i presidenti delle Regioni”, annunciando che “il mio partito si prenderà tutto il tempo necessario per riflettere assieme ai suoi alleati sulla linea da prendere”.

Le parole del governatore

Prima del voto finale, il governatore Massimiliano Fedriga ha ribadito la posizione della coalizione di governo: “Questa non è una legge perfetta, ma cerca di correggere distorsioni che esistono. Agiremo – ha annunciato – anche sulla legge elettorale regionale a proposito della rappresentatività in Consiglio regionale, dove oggi c’è di fatto un premio di opposizione e non di maggioranza”.

 

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