Cimolai di Pordenone deposita al Tribunale la domanda di accesso agli strumenti di regolazione della crisi

Pordenone – Con una nota diffusa agli organi di stampa, il gruppo Cimolai di Pordenone ha comunicato di aver depositato lo scorso giovedì 20 ottobre presso il Tribunale di Trieste la domanda di accesso agli strumenti di regolazione della crisi previsti dal Codice della crisi d’impresa.

“La domanda – si legge nel comunicato – mette in sicurezza l’azienda, i suoi business e l’occupazione garantendo la continuità produttiva. Il portafoglio ordini del Gruppo è di oltre 830 milioni”.

L’azienda ha 120 giorni di tempo per presentare le sue proposte: “Nel Piano di ristrutturazione che la società sta elaborando – conclude la nota – è previsto un importante rafforzamento patrimoniale al quale hanno già manifestato interesse diversi soggetti italiani ed esteri”.

L’impresa, che si occupa di grandi opere in acciaio, dal punto di vista produttivo gode di ottima salute ed ha ottime prospettive economiche grazie alle opere legate al Pnrr.

I problemi sono legati invece alla gestione finanziaria dei contratti.

Dato che una grossa parte degli 800 milioni del suo portafoglio ordini è in dollari, per fare fronte al rischio che l’euro salisse troppo, la Cimolai ha stipulato dei contratti derivati.

Il valore di questo tipo di contratti deriva dall’andamento del valore di una attività ovvero dal verificarsi nel futuro di un evento che effettivamente si realizza (in questo caso, l’apprezzamento dell’euro).

A causa del fatto che l’euro, anziché apprezzarsi rispetto al dollaro come aveva fatto fino a qualche tempo fa, si è svalutato nei confronti della valuta statunitense, ora questi contratti, realizzati con circa 20 banche diverse, si sono svalutati a loro volta.

Secondo stime rese note dal quotidiano “Sole24ore” lo scoperto dell’azienda rispetto ai contratti derivati ammonterebbe a 1 miliardo di euro. In generale, proprio per la loro natura derivata, non è facile stabilire con certezza il valore di questi strumenti finanziari.

Intanto l’ex direttore finanziario, che aveva stipulato i contratti derivati, è stato allontanato, e così pure il capo della tesoreria.

Ora sta al Tribunale di Trieste valutare la situazione e indicare la via d’uscita della crisi, a salvaguardia del futuro dell’azienda.

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