Il Consiglio regionale approva la proposta di referendum abrogativo della parte proporzionale della legge elettorale

Trieste – Con i sì di un centrodestra che è rimasto compatto sino alla fine e i no delle opposizioni altrettanto compatte nell’esprimere contrarietà, la proposta di referendum abrogativo statale n. 1 a firma Lega è stata accolta dall’Assemblea legislativa del Friuli Venezia Giulia.

La proposta prevede l’abolizione parziale dell’attuale legge elettorale nazionale (il cosiddetto “Rosatellum ter”), abrogando la parte della legge che prevede l’assegnazione dei seggi su base proporzionale.

A portarla all’attenzione della Corte di cassazione saranno i consiglieri Bordin e Bernardis (Lega) entro lunedì prossimo, 30 settembre.

Prima di dichiarare conclusi i lavori, il presidente Zanin ha registrato il favore del presidente Fedriga all’ordine del giorno del Gruppo di Fratelli d’Italia con cui la Giunta si impegna a formulare una proposta di legge che preveda almeno una quota di elettori col sistema maggioritario e un premio di maggioranza che assicuri, dopo l’esito elettorale, a chi ha ottenuto la vittoria di formare immediatamente un Governo figlio della volontà popolare.

E si impegna a formulare una ulteriore proposta di legge al Parlamento di modifica della Costituzione ai sensi dell’articolo 138 che prevede l’elezione diretta del presidente della Repubblica.

Parimenti, Fedriga ha accolto l’ordine del giorno di Shaurli (Pd) con cui si impegna la Giunta a fare proprie una serie di istanze, tra cui il riconoscimento della pluralità partitica in quanto foriera della pluralità di opinioni e di idee alla base della democrazia e del libero pensiero, nonché il valore della rappresentatività nelle assemblee elettive a tutti i livelli di governo, garantendo per la Camera e il Senato una ripartizione dei seggi equa nella suddivisione territoriale all’interno della coalizione e nel rispetto delle minoranze.

“Con questo voto il Friuli Venezia Giulia è protagonista nella difesa di un diritto fondamentale dei cittadini: quello di poter scegliere con il voto la maggioranza e quindi il governo nazionale. Proponiamo questo referendum assieme ad altre Regioni sostenendo un principio di democrazia che parte dai territori. Assieme a Veneto, Piemonte e Lombardia abbiamo deciso di portare avanti questa battaglia e ringrazio la maggioranza in Consiglio regionale, che ha voluto condividerla. Posizioni differenti hanno infatti trovato una sintesi per tutelare gli interessi anche dei cittadini del Friuli Venezia Giulia”.

Così l’opposizione

“In questa giornata, dopo un anno e mezzo di niente, il Consiglio regionale viene convocato d’urgenza per obbedire agli ordini di Salvini, e l’unico passaggio almeno chiarito è che la Lega in Friuli Venezia Giulia è l’unico partito. Qui non abbiamo più una maggioranza, c’è un solo partito e gli altri sono ‘sotans’ (sottomessi, in friulano)”. Lo ha detto il segretario regionale Pd Fvg Cristiano Shaurli, intervenendo in Consiglio regionale durante la discussione sul quesito referendario abrogativo in senso maggioritario della legge elettorale nazionale.

“La Lega fa il suo lavoro – ha aggiunto Shaurli – gli altri non esistono più e si piegano, alla faccia dell’autonomia, al volere del capo nazionale. Qui non parliamo di questioni amministrative in cui c’è un rapporto fiduciario con il presidente ma di politica. Solo per ragioni politiche è stato convocato il Consiglio regionale, per un atto di propaganda – ha concluso – che non interessa minimamente ai cittadini della nostra Regione”.

“La Lega parla continuamente di rispetto della volontà popolare ma in realtà propone ai cittadini un referendum incomprensibile per mero interesse elettorale”. È il commento dei consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle dopo la discussione in Consiglio regionale sulla proposta di referendum abrogativo statale avanzata dal Gruppo leghista.

“Siamo di fronte a una versione istituzionalizzata di quanto faceva il Conte Mascetti in ‘Amici miei’ – ironizzano i consiglieri Ilaria Dal Zovo, Mauro Capozzella, Cristian Sergo e Andrea Ussai -. Il popolo, così frequentemente e pomposamente messo al centro del dibattito, viene invece palesemente raggirato. Senza contare che la proposta presenta evidenti rilievi di incostituzionalità. Diverse, infatti, sono le sentenze della Corte Costituzionale che richiamano alla necessità di un quesito chiaro in modo da garantire davvero la libertà di scelta ai cittadini”.

“Chiediamo al presidente Fedriga se si è accorto che vuole abrogare una legge che in realtà il suo partito e lui stesso hanno votato in Parlamento – ricordano gli esponenti M5S -. E non è stata la prima volta che la Lega ha mostrato un’avversione al maggioritario puro, visto che già nel 1990 Umberto Bossi parlava del maggioritario come un modello favorevole alle lobby e al predominio del denaro e contrario agli interessi del popolo”.

“Sorvoliamo sul fatto che fino a ieri determinate forze di centrodestra non erano favorevoli al quesito ma hanno poi cambiato idea – concludono i consiglieri pentastellati -. Se c’era davvero la volontà di cambiare la legge elettorale, coloro che oggi propongono questo referendum scritto male e in fretta avrebbero potuto farlo in Parlamento nei 14 mesi in cui erano in maggioranza invece di prendere in giro i cittadini chiedendo di abrogare una legge che hanno votato”.

Così si esprime Furio Honsell (Open Sinistra FVG): “La maggioranza – su impulso pressante della Lega e del presidente  Fedriga – ha deciso di imporre all’ordine del giorno l’adesione del  nostro Consiglio Regionale al referendum abrogativo della parte  proporzionale del sistema elettorale.
“Pontida chiama, piazza Oberdan risponde”, potremmo dire”.

“Senza un  dibattito, senza una riflessione sull’impatto che una così radicale  modifica della rappresentanza avrà sul territorio regionale,  considerando anche la riduzione del numero dei parlamentari parimenti  decisa senza un dialogo con le regioni e una riflessione sulle  conseguenze per la qualità della democrazia di una così drastica  compressione delle possibilità di accesso agli istituti di  rappresentanza, che colpisce in particolare le regioni più piccole  come la nostra”.

“La “regola delle regole” della democrazia non può essere adottata a  colpi di referendum e senza una riflessione seria del suo impatto sul  sistema. Scegliere tra “maggioritario” e “proporzionale” senza capire esattamente quale sia il modello di riferimento ultimo e come andrà a inserirsi nei più generali equilibri costituzionali è assurdo”

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