Non paga imposte e la Gdf sequestra 600mila euro di quote

Trieste – I Finanzieri in forza al Comando Provinciale di Trieste nei giorni scorsi hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente emesso per il valore di oltre 600 mila Euro dall’Ufficio del Giudice delle indagini preliminari presso il Tribunale di Trieste, su richiesta della locale Procura della Repubblica.

Il provvedimento, che è stato integralmente confermato dal Tribunale del Riesame di Trieste, ha colpito le quote societarie di una società attiva nel settore dell’organizzazione e della promozione di eventi sportivi, legalmente rappresentata da un imprenditore triestino cinquantacinquenne, attualmente indagato per il reato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.

Il sequestro è finalizzato, oltre che a garantire il soddisfacimento della pretesa erariale relativa ai debiti tributari accumulati da altra società – un tempo operante nel settore dell’installazione di impianti elettrici ed ora posta in liquidazione -, pure ad impedire che la condotta criminosa venga protratta a conseguenze ulteriori, quali la dispersione dei beni immobili oggetto di due distinte vendite effettuate dalla società in liquidazione, le quali appaiono simulate o fraudolente: trattasi di un capannone industriale del valore di 570.000 Euro e di un posto auto e posto moto del valore di circa 30.000 Euro.

Le attività d’indagine svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Trieste si inquadrano nell’azione di contrasto alla cosiddetta “evasione da riscossione” e hanno preso le mosse dall’analisi degli imprenditori giuliani gravati da maggiori debiti tributari.

In particolare, gli approfonditi riscontri contabili e documentali accompagnati da estesi e capillari accertamenti bancari nei confronti dell’imprenditore indagato, hanno consentito di ricostruire una serie di negozi giuridici compiuti nell’amministrazione della società attualmente in liquidazione finalizzati a sottrarsi al pagamento di tali debiti tributari.

Essi erano, infatti, consistiti nella simulata cessione a terzi di alcuni cespiti, la quale aveva determinato l’ottenimento di corrispettivi di un valore complessivo di oltre 600.000 euro, utilizzati per la gestione ordinaria dell’impresa senza tenere in alcuna considerazione il debito tributario già maturato.

L’esito investigativo testimonia l’efficacia dell’azione posta in essere dalla Magistratura e dalla Guardia di Finanza nel contrasto di tutti quegli illeciti che pregiudicano la tutela degli interessi erariali ed il meccanismo di sana concorrenza tra le imprese che responsabilmente, specie alla luce dell’attuale congiuntura economica, sono tenute a contemperare la gestione delle eventuali situazioni di indebitamento maturate con l’Erario con quella di tutte le altre attività aziendali generatrici di utili.

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