Anziani morti dopo somministrazioni di sedativi: si difende il medico del 118 indagato

Trieste -Prosegue l’istruttoria sul caso delle morti sospette di anziani, trattati con sedativi da un medico del Pronto Soccorso a Trieste.

“La sedazione in occasione di morte imminente è una terapia medica a tutti gli effetti” ha sostenuto il professionista, Vincenzo Campanile, accusato dalla Procura di Trieste di essere coinvolto nei decessi di quattro persone, davanti al Gip del Tribunale di Luigi Dainotti, nel corso di un interrogatorio svoltosi ieri nel più stretto riserbo.

Lo riferisce alla stampa l’avvocato difensore Alberto Fenos precisando che “si è trattato di una seduta assolutamente serena e pacifica, visto che il mio assistito ha risposto a tutte le domande che gli venivano poste, anche dai pubblici ministeri presenti”.

Il Gip del Tribunale di Trieste, accogliendo una richiesta della Procura, aveva sospeso il medico per il reato di falso in atto pubblico commesso nell’attestazione di attività rianimatorie, che invece non erano mai state eseguite, e, al contrario, per la mancata indicazione, nelle relative schede di intervento, di somministrazioni farmacologiche effettuate.

Le indagini sono state avviate dopo una segnalazione dell’Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste per la morte di un’anziana soccorsa dal 118, e si sono protratte per mesi con acquisizione di documentazione, audizione di operatori sanitari in servizio al 118 e con autopsie.

Dall’inchiesta sono emersi altri quattro casi di persone morte in circostanze sospette. Secondo la Procura, in una struttura sanitaria e durante interventi a domicilio, “l’indagato avrebbe somministrato farmaci sedativi – quali propofol, diazepam e midazolam – a pazienti malati e in età avanzata, che ne avrebbero causato la morte”.

(fonte: ANSA)

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